sabato 25 dicembre 2010

Il mendicante di firme (parte 4)!

bansky

[...]

- Buongiorno…ce l’ha un minuto?


- Di cosa si tratta?


- Delle balene in Giappone..lo sa che ogni anno ne uccidono..


- Ma basta! Non se ne può più. Guardi non mi interessa, e poi ho già firmato ieri per i diritti umani nel Caucaso. Non sono mica Babbo Natale..


- Capisco..Arrivederci..


*

Assieme agli altri cinque selezionati abbiamo passato un pomeriggio a fare teoria. Teoria dello sciacallaggio. L’obiettivo, ci dicevano, è quello di scavare nella personalità delle persone, farle sentire degli egoisti schifosi se non firmano. Bisogna asfissiarli, prenderli ai fianchi, fino a quando ti sganciano qualche banconota sottoforma di promessa autografa. Lo so che è triste, ma è così: è il mio lavoro.

La nostra remunerazione dipende da quante persone riesci ad incastrare. E già, perché si tratta di un incastro. A noi della buona causa, diciamocelo chiaramente, non ce ne frega niente.

È un patto tra amici che funziona nel modo seguente. L’organizzazione caritatevole (ONG) delega ad una ditta privata, specializzata nel foundrising (sembra una parolaccia..), il compito di trovare nuovi iscritti. La ditta di foundrising (cazzo che brutta parola..) paga giovani disperati, gente come me, per raccogliere firme. Se il giovane disperato trova nuovi membri ci guadagna lui, la ditta di foundrising (ma è proprio brutta sta parola..) e l’ONG. Tutti felici e contenti ed un mondo più giusto.

Il business gira come le mie scatole. Per ogni franco investito nella campagna, l’ONG ne ricava tre. In media una campagna di questo tipo le costa un milione di franchi. Non poco. Ma che ci mette la faccia, prende freddo e insulti sono io. Così ho deciso di smettere questo lavoro. Ora scrivo racconti, proprio come quello che stai leggendo.

Lo so, stai pensando che era meglio quando imploravo firme. Ma tranquillo, ho quasi finito..


*

[...]

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