venerdì 29 gennaio 2010

I guerrieri dei semi!



Alle giornate del cinema svizzero di Soletta è stato proiettato il documentario di Mirjam Von Arx, “Seed Warriors”. Il film si propone di analizzare la problematica della sicurezza alimentare nel contesto del surriscaldamento climatico. Come ci viene spiegato nel sito internet del film (http://seedwarriors.org/), nel 2050 ci si aspetta un aumento di 2°C della temperatura media della terra che si tradurrà in una riduzione del 30% nella produzione di colture alimentari. In questo lasso di tempo la domanda globale di cibo raddoppierà. Come sfamare l’umanità?
Il film si propone di esaminare la realtà della lotta contro la fame. La locandina del film e il suo trailer sembrano concentrarsi sull’edificazione da parte della comunità internazionale della famosa banca dei semi di Longyearbean (Svalbard Global Seed Vault), remota località norvegese a soli 1000km dal polo nord. Qui, protetti da misure di sicurezza impressionanti, giacciono 4,5 milioni di semi. L’obiettivo di questa particolare banca è di garantire la sopravvivenza della biodiversità.

L’idea era quella di andare a vedere il film con alcuni amici interessati a questa problematica. Pagati i 40 franchi di treno, ecco che il film è sold out. Non abbiamo così potuto vedere l’angolo di riflessione proposto dalla regista e dagli scienziati protagonisti del documentario. Ci interessava ampliare la nostra idea su questa banca dei semi, sulla quale nutriamo forti dubbi.
Finanziata da varie fondazioni private, super pubblicizzata e super protetta, quella che è definita come l’arca di Noé dei semi dovrebbe salvaguardare la biodiversità in caso di catastrofi ambientali o nel caso di perdita del materiale genetico. Già, intanto però in tutto il pianeta si continua a favorire le monoculture industriali, le culture geneticamente modificate e la privatizzazione delle risorse genetiche. Ciò, naturalmente a discapito della biodiversità tanto declamata e della sovranità alimentare di interi paesi del sud del mondo e dei loro piccoli contadini. In pratica si tenta di salvaguardare la biodiversità ex situ (ossia fuori dalla natura e dal sua contesto evolutivo) anziché in situ. Come afferma l’organizzazione Grain: “Même s'il est vrai que la diversité des plantes cultivées nécessite d'être sauvegardée et protégée, car une diversité irremplaçable est en train de disparaître à une vitesse alarmante, compter uniquement sur l'enfouissement de semences dans des congélateurs n'est pas une réponse ».
La banca norvegese lascia molti dubbi quanto all’accesso a queste risorse genetiche così rigorosamente conservate. Per accedere alle semenze è necessario essere integrati in un quadro istituzionale di cui la maggioranza degli agricoltori, e soprattutto quelli poveri, non ne fanno parte. Ancora l’associazione Grain: “l'ensemble de la stratégie ex situ répond aux besoins des scientifiques et non des agriculteurs”.

La lista dei donatori e finanziatori del progetto norvegese (http://croptrust.org/main/donors.php; http://croptrust.org/documents/web/Funding%20Status%2004-01-10.pdf) va ad alimentare altri sospetti. Ecco qualche nome: DuPont/Pioneer Hi-Bred (una delle principali ditte di semi e prodotti geneticamente modificati del mondo), International Seed Federation (la lobby dell’industria delle sementi), Rockefeller Foundation (gli eroi della Rivoluzione verde e ora del “Land grabbing”), Bill&Melinda Gates Foundation (i nuovi eroi della solidarietà internazionale, di un certo tipo di solidarietà), Syngenta AG (multinazionale numero uno dell’agrobusiness), Syngenta Foundation for Sustainable Agricolture (il che é in sé una contraddizione in termini od un ossimoro). Ci si domanda sotto quale fondazione si nasconde la famigerata Monsanto. L’interesse da parte di questi gruppi non è sicuramente disinteressato e lascia molto perplessi. Per ora, dubitiamo!

Tornando al film devo ammettere che la sua presentazione ci ha fatto sorgere qualche perplessità. Il fatto di proporre il solito discorso, lo stesso dalle industrie agrochimiche, secondo cui entro il 2050 avremmo bisogno di raddoppiare la produzione di cibo (eccetera eccetera) contribuisce a nutrire i nostri sospetti. Tuttavia, come detto, il film non lo abbiamo potuto vedere e, essendoci persi in un simpatico bar di Soletta, ci è impossibile giudicare. Ecco il trailer. Il commento a quando l’avremo visto.




Riferimenti bibliografici

http://www.regjeringen.no/en/dep/lmd/campain/svalbard-global-seed-vault.html?id=462220
http://www.croptrust.org/main/arctic.php?itemid=211
http://www.grain.org/articles/?id=38
http://seedwarriors.org/en/trailer/?redirect=first-visit-only

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