giovedì 27 gennaio 2011

Il teatrino delle ombre!

Mentre a Davos é in corso il supermediatizzato World Economic Forum, una settimana fa, nel silenzio generale, l'élite economica e politica svizzera si é ritrovata per il tradizionale incontro di Rive-Reine.



la crescente convinzione, tra i cittadini, dell’irrilevanza dell’esito elettorale potrebbe […] discendere dalla convinzione che il personale eletto, quale che sia, non introdurrebbe cambiamenti; potrebbe cioè avere come presupposto – più o meno consapevole – che il potere sia altrove, al riparo dalle increspature quotidiane e rumorose della “politica

Luciano Canfora: „La natura del potere“, Anticorpi Laterza, 2009

La trasparenza è uno dei requisiti della democrazia. Spesso però molte decisioni importanti, le linee guida della politica, sono prese dietro le quinte, lontane da penne, microfoni e telecamere, da quei riflettori mediatici che dovrebbero garantire, appunto, la trasparenza. Anche la Svizzera non sfugge a questa regola. Qualche mese fa un inchiesta del settimanale svizzero tedesco “das Magazin”, aveva messo in luce l’aspetto più inquietante della nostra democrazia: la sottomissione del potere politico al potere economico. Un esempio di questo asservimento è l’annuale riunione di Rive-Reine organizzata da Nestlé, Neue Zürcher Zeitung (NZZ) e da Avenir Suisse, una fondazione nata nel 1999 sotto l’impulso di 14 importanti multinazionali svizzere.

35 anni di riunioni segrete

Da 35 anni a questa parte, il centro di formazione della Nestlé (Rive-Reine) vicino a Vevey, ospita un incontro (semi)segreto tra i più alti reggenti dell’economia e della politica del nostro paese: dirigenti dell’industria e della finanza, consiglieri federali, capi di partito e rappresentanti di fazioni. Un piccolo World Economic Forum in salsa elvetica, poco conosciuto e poco mediatizzato. Il primo a parlarne fu nel 2007 l’ex corrispondente a palazzo federale Viktor Parma, nel suo libro “Machtiger”. Solamente l’anno scorso, grazie ad un articolo del Tages Anzeiger (e dell’Ora dEll’eResia), la stampa ha informato i cittadini di questa riunione. La caratteristica principale della riunione è quindi la discrezione, tipica particolarità elvetica, che avvolge l’incontro di Rive-Reine come la bruma che, i mattini d’inverno, confonde i villaggi della Riviera e del Lavaux.

Gli invitati

Quest’anno la riunione ha avuto luogo il 17 e il 18 gennaio. A presiedere i dibattiti è stato Jean-Pierre Roth, membro dei consigli d’amministrazione di Nestlé, Swatch e BCGE, nonché ex presidente della banca nazionale, assistito dal direttore di Avenir Suisse ed ex redattore capo della NZZ, Gerhard Schwarz. In generale è molto difficile conoscere l’identità di tutti gli invitati. Si sa che vi ha partecipato il presidente della banca nazionale Philipp Hildebrand e che a rappresentare il Consiglio federale è stato Johann Schneider-Amman, ministro dell’economia. Invitato regolare alla riunione, almeno secondo il settimanale romando “l’Hebdo”, il presidente del partito socialista Christian Levrat ha rinunciato quest’anno all’invito. Levrat ritiene tuttavia che l’incontro non ha “niente di segreto”.

Non vi ha rinunciato invece Christoph Darbellay, presidente del PPD svizzero, che spiega ai microfoni della RSR: “Se discutete con la vostra sposa non invitate necessariamente la televisione. Penso che c’è bisogno di un quadro informale dove si possano dire le cose come stanno sui grandi temi del momento. Penso che in fondo se questo paese funziona così bene è perché vi sono regolarmente delle riunioni di questo tipo con dei membri della società civile, dei politici e dei dirigenti d’impresa”. Un’affermazione, quella del politico vallesano, molto discutibile: il paragone al rapporto tra marito e moglie appare fuori luogo, parlare di prostituzione o tradimento sarebbe stato più opportuno. Come in un rapporto extraconiugale, l’unico modo di fare bene politica nel nostro paese sembra infatti quello della segretezza e dell’informalità. Il tutto quindi, senza il controllo dei media e di quel parlamento dove lo stesso Darbellay siede da otto anni.

Legittimazione e trasparenza

Sul sito della fondazione Avenir Suisse si afferma che le forze del mercato devono, in regola generale, beneficiare del più grande margine di manovra possibile. In quest’ottica, sempre secondo il think thank economico, lo stato non interviene in prima istanza nella risoluzione dei problemi esistenti. Così, se da un lato lo stato non deve intralciare le forze di mercato, dall’altro deve agire per prevenire tale intralcio. I gruppi di pressione lavorano quindi affinché i politici, eletti come rappresentanti del popolo, diventino a loro volta lobbysti, rappresentanti degli interessi. Un interesse che si nasconde per esempio nei finanziamenti ai partiti politici, soggetto in cui la Svizzera non brilla certo per trasparenza.

A sua volta l’élite politica ha bisogno della legittimazione dell’élite economica, se non altro per favorire la stessa carriera dei politicanti come evidenziato dall’eccellente inchiesta di “das Magazin”. Politici che poi, premiati per il loro operato, vengono assunti in seno a svariati consigli d’amministrazione, come dimostrano i casi dei vari Leuenberger, Deiss, Villiger, Metzler, Cotti, ecc.

Il potere, quello vero, non dipende dalle elezioni alle quali gentilmente siamo invitati a partecipare, a dibattere e a scannarci. L’agenda politica, quella vera, non viene stabilita nelle campagne elettorali o nei programmi di legislatura. A guidare il futuro del nostro paese è la politica dell’interesse, il teatrino delle ombre di cui la riunione di Rive-Reine è solo un esempio lampante.

Alle penne, ai microfoni e alle telecamere il compito di illuminare la scena, di renderla, per lo meno, un poco più trasparente.



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