martedì 18 gennaio 2011

COMMERCIO DI MATERIE PRIME: OCCHIO ALLA TRUFFA!

Oltre ad avere conseguenze drammatiche sulle popolazioni dei paesi poveri, la speculazione sulle materie prime agricole può rivelarsi un’arma a doppio taglio anche per gli stessi investitori.




L’arco lemanico e il commercio di materie prime.
Ginevra e l’arco lemanico si sono confermati nel 2010 come uno dei poli più importanti del commercio mondiale di materie prime. Sono almeno 400 le compagnie attive in questo settore che hanno sede tra Losanna e Ginevra e che, beneficiando dello statuto di società ausiliarie, approfittano di importanti agevolazioni fiscali. Caffè, cereali, zucchero, riso: il loro commercio globale passa (virtualmente) dalle rive del Lemano. Nel 2010 il commercio di materie prime nell’arco lemanico dovrebbe generare qualcosa come 700 miliardi di dollari.
Negli ultimi anni, soprattutto dopo la crisi del 2008, il commercio globale di commodities, termine tecnico per definire le materie prime, e le attività finanziarie ad esse correlate, è in forte espansione. Se fino a qualche decennio fa il commercio su quest’ultime era di esclusiva proprietà di agricoltori e di imprenditori agricoli, oggi qualsiasi speculatore può vendere o comprare cereali sottoforma di strumenti finanziari derivati. Le materie prime agricole sono considerate forme di investimento allo stesso titolo che azioni e obbligazioni. Sul mercato delle futures, per esempio, si specula sui prezzi che una determinata materia prima potrà avere in futuro.
I fondi speculativi agricoli sono sempre più proposti da banche o casse pensioni poiché promettono ottimi profitti in tempi relativamente corti. Negli ultimi cinque anni, gli investimenti in materie prime agricole hanno battuto, in termini di rendimento, sia le azioni che le obbligazioni attirando così sempre più investitori in questo settore.

Materie prime e terreni agricoli.

Se da un lato le speculazioni agricole garantiscono grandi e sicuri guadagni, dall’altro esse toccano direttamente le popolazioni povere, più vulnerabili alle fluttuazioni dei prezzi. Negli ultimi anni la domanda di materie prime agricole è aumentata molto di più che l’offerta. Di conseguenza sono aumentati i prezzi di questi prodotti. L’ONG World Development Movement, ha pubblicato quest’estate un rapporto dettagliato sull’impatto della speculazione finanziaria nei paesi poveri. Questo rapporto spiega che la legge della domanda e dell’offerta non basta a giustificare, per esempio, il fatto che il prezzo del grano sia aumentato del 110% tra il 2006 e il 2008. Secondo il rapporto la causa di questo aumento va ricercata nelle speculazioni finanziarie e al fatto che l’80% dei contratti su questo cereale sono detenuti da fondi speculativi.
Le critiche non vengono solo dagli attori non governativi attivi nella lotta contro la povertà. Secondo il relatore ONU per il diritto all’alimentazione, Olivier de Schutter, la crisi alimentare del 2008 fu in gran parte causata dalle speculazioni che hanno portato ad un aumento repentino dei prezzi delle derrate alimentari. Lo scorso 8 dicembre anche l’Europa ha annunciato di voleresi impegnare contro quella che M. Barnier, membro della Commissione europea, definisce “l’iperspeculazione scandalosa” sulle materie prime agricole.
Oltre che ad operare direttamente sulle materie prime, attraverso per esempio operazioni nel mercato delle futures, in questi ultimi anni si constata anche l’aumento della speculazione sui terreni agricoli. Dal 2008 in poi è esploso il numero di banche e gruppi d’investimento privati che propongono l’acquisto di decine di milioni di ettari agricoli in Africa, Asia e America latina. Terre queste, che saranno poi destinate alla produzione di alimenti d’esportazione e di agrocarburanti.
L’agricoltura diventa sempre più un tema d’interesse globale e gli investitori stanno cominciando a capirne il valore fondamentale. Ad affermarlo è Philippe de Lapérouse, organizzatore di una conferenza svoltasi nel novembre scorso a Ginevra e destinata a promuovere le strategie e gli investimenti agricoli. La città di Calvino è sempre al centro di questo commercio. Sulle rive del Lemano hanno infatti sede molte società, spesso poco conosciute al grande pubblico, ma coinvolte in investimenti (discutibili) nel settore agricolo. Ad esempio la società Addax Bioenergy che quest’anno ha lanciato un programma che prevede di destinare 10 000 ettari di terreno fertile in Sierra Leone alla coltivazione di canna da zucchero per produrre biocarburanti per il mercato europeo. Un progetto che, a detta dei promotori, intende promuovere lo sviluppo agricolo locale ma che muove molti interrogativi e inquetudini da parte degli attori coinvolti nella lotta alla fame e alla povertà.

Il cargo di grano volatilizzato.
Se da un lato le speculazioni sulle materie prime sono fonti di pericolo per le popolazioni più vulnerabili, dall’altro é interessante notare come queste pratiche possano rivelarsi un boomerang per gli stessi attori finanziari coinvolti. L’esempio più recente vede coinvolte quattro banche elvetiche (BNP Paribas Suisse, UBS, BCV e BCG) e una società con sede a Losanna, la RIAS Trading specializzata nel commercio di grano destinato alla produzione di farina. Ora, dopo essersi fatta finanziare dalle banche per l’acquisto di un cargo di grano di origine russa, le stesse banche hanno scoperto che questo cargo è… sparito nel nulla. Se è sicuro che Egitto e Tunisa, destinatari del grano, non l’hanno mai ricevuto, non vi è nessuna certezza di cosa sia successo. Frode da parte del trader? Mancata consegna da parte delle autorità russe? Ogni ipotesi resta aperta. In articolo apparso il 12 dicembre il "Matin Dimanche" spiega che in agosto il primo ministro russo Putin ha decretato un embargo totale fino al 31 dicembre sulle esportazioni dei cereali. L’embargo aveva l’obiettivo di contenere il prezzo del grano, balzato alle stelle in seguito alla canicula e agli incendi che hanno colpito la Russia quest’estate. Una possibilità è dunque quella che a questo cargo sia stato impedito di uscire dal territorio russo. Gli esperti di materie prime dell’arco lemanico sembrano però non negare la possibilità che esso non sia mai esistito. Ciò che è accaduto potrebbe essere quindi una truffa.

Un segnale d’allarme.
Le quattro banche, attive nel finanziamento di materie prime (commodity finance) hanno anticipato i soldi al venditore, finanziando la transazione ancor prima che questa abbia avuto luogo. Il cargo però è sparito nel nulla così come il denaro: in totale 100 milioni di franchi! Il "Matin Dimanche" rilancia oggi (19.12.2010) affermando che un altro carico di grano, acquistato dalla Gran Trade di Ginevra, è sparito in Ucraina. In questo caso la perdita per le banche romande è di 30 milioni di franchi.
Quanto avvenuto in queste ultime settimane é quindi un segnale d’allarme importante per gli operatori del settore. Se, fino ad ora, le speculazioni sulle materie prime avevano delle consegunze lontane, poco importava. Ma adesso che svariati milioni di franchi appartenenti alle banche sembrano essersi volatilizzati nel nulla assieme ad un cargo di grano, c’è d’attendersi un po’ più di prudenza dalla parte degli investitori.

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