mercoledì 2 dicembre 2009

Il rituale dei vertici Fao

Il vertice Fao 2009 si è chiuso con il solito nulla di fatto: molte promesse, pochi fatti e poco denaro per risolvere concretamente il problema della crisi alimentare. Gli incontri internazionali di questo tipo sono talmente scontati che ci é permesso prevederli con ampio anticipo. Senza presunzione di veggenza, azzardiamo un resoconto del vertice Fao 2010.


Lanciato dalla rivoluzionaria idea scaturita dal precedente vertice del G20, secondo cui la fame nel mondo è una piaga inaccettabile da combattere con ogni mezzo, il vertice Fao 2010 si apre con molte speranze. Tuttavia, avendo già partecipato al G20, i capi di stato delle principali potenze mondiali sono assenti a Roma. Fa eccezione un raggiante Silvio Berlusconi che, assolto per prescrizione da tutti i suoi processi, delizia la platea con numerose barzellette somale. Guidati da Gheddafi e Mugabe, sono invece presenti in maniera massiccia i rappresentanti degli stati africani, i più duramente colpiti dalla crisi.

Dopo tre giorni di focose discussioni, il vertice si chiude con la consueta dichiarazione di intenti. Si tratta di una riproduzione del documento scaturito dal vertice 2009, il quale a sua volta non era altro che una copia zampillata dal vertice 2008. E così via, nel classico rito dei vertici Fao. Anche quest’anno si propone una dichiarazione di principi in cui gli stati si impegnano a combattere il flagello della fame nel mondo. L’obiettivo resta quello di dimezzare gli affamati entro il 2015. Un obiettivo che sarà riproposto annualmente, vertice Fao del novembre 2014 compreso.

A parte questo documento il vertice 2010 sarà ricordato per la lite avvenuta tra i burocrati della Fao e il Commissario speciale delle nazioni unite per il diritto all’alimentazione, il belga de Schutter, invitato speciale del vertice. Quest’ultimo è accusato di aver distorto le vere cause della problematica alimentare. De Schutter ha in effetti pronunciato un inedito discorso in cui punta l’indice contro la speculazione finanziaria sulle materie prime e il sistema dei brevetti, accusando le multinazionali occidentali di monopolizzare le sementi e di imporre culture industriali e geneticamente modificate. Il Commissario ha inoltre criticato fortemente gli Stati, rei di non fare abbastanza per garantire i diritti degli agricoltori, come imposto dal Trattato Internazionale sulle risorse fitogenetiche della stessa Fao. Mentre era intento a sottolineare la necessità di riforme nella governance delle problematiche alimentari, evidenziando l’impotenza della Fao e il ruolo predominante dell’OMC nella regolamentazione internazionale dell’agricoltura, de Schutter è stato portato via dalle guardie di sicurezza del vertice. Interrogato per ore in un commissariato romano e in seguito rilasciato su cauzione, di lui si sono perse le tracce.

Malgrado questo spiacevole inconveniente, il vertice Fao si è chiuso anche quest’anno come consuetudine: un nulla di fatto. Da sottolineare che la richiesta del direttore generale Diouf di creare un fondo annuo di 50 miliardi di dollari per favorire lo sviluppo dei piccoli agricoltori è stato bocciato dall’assemblea. Pare fosse stato già stanziato un fondo al G8 2009, di cui però si sono perse le tracce. Non sono i soldi il problema, il documento stabilito è già un buon punto di partenza, viene indicato da una nota stampa.

Dopo il cocktail offerto da Berlusconi a palazzo madama e l’immancabile foto di gruppo, i delegati Fao si sono cordialmente salutati. L’appuntamento è per l’anno prossimo: il rituale continua.

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