mercoledì 25 novembre 2009

Riflessioni sull’iniziativa popolare contro l’esportazione di materiale bellico.

Che ben fu il più crudele e il più di quanti
mai furo al mondo ingegni empi e maligni,
ch'imaginò sì abominosi ordigni.
(Ludovico Ariosto)





E la terza volta che siamo invitati ad esprimerci sull’esportazione di materiale bellico. Nel 1972 per poco non si andava vicino alla vittoria: il 49% dei votanti approvò un’iniziativa che intendeva proibire l’esportazioni di armi. Un’altra storia nel 1997, quando solo il 22,5% si espresse a favore di una simile iniziativa. Per cui una dozzina di anni dopo è lecito pensare che il popolo svizzero votante non sia diventato improvvisamente pacifista. Tuttavia le onnipresenti guerre civili, i conflitti in Iraq e in Afghanistan, la sempre instabile situazione in Medio Oriente, le numerose immagini di bambini soldati (con armi svizzere?) e altri fattori possono aver fatto cambiare idea a numerosi connazionali. Nel 2008 le esportazioni di armi svizzere sono aumentate del 55.4%. Un dato che testimonia un’inquietante tendenza al riarmo. Tendenza che i cittadini svizzeri hanno la possibilità di frenare, seppur forse solo in maniera simbolica.

Promotore dell'iniziativa il Gruppo per una Svizzera senza esercito (GSOA)

Contrario al divieto un Consiglio federale che da un lato sventola la bandiera arcobaleno nei propri discorsi ma dall’altro difende strenuamente questo esiguo e discutibile ramo industriale. Una posizione quanto meno contraddittoria.

Ecco qualche esempio dell’incoerenza della politica svizzera in materia di esportazione di materiale bellico.

Parti in conflitto

Pagina 15 del bollettino sulle votazioni federali del 29 novembre: “La Svizzera applica criteri d’autorizzazione severi per l’esportazione di materiale bellico. Sono ad esempio escluse forniture di armi a parti in conflitto o a Stati nei quali i diritti dell’uomo sono sistematicamente e gravemente violati….”

Pagina 16 del medesimo bollettino: “In passato la maggior parte (più del 75%) del materiale bellico è stato esportato verso Stati che condividono valori analoghi a quelli della Svizzera: fra questi l’Australia, l’Austria il Belgio, la Danimarca, la Finlandia, la Germania, gli Stati Uniti e la Svezia.

Scusate, Germania e Stati Uniti che ci fanno in Afghanistan? Già, dimenticavo: “missione di pace”! E una questione di termini, ma è sotto gli occhi di tutti che la missione di pace è a pieno titolo un conflitto. La guerra al terrorismo è un guerra. Per cui dalla lista dei 72 paesi a cui si esportano armi svizzere non solo la Germania o gli Stati Uniti sono parti in conflitto. Il 78 % delle armi è in effetti esportato verso paesi impegnati in questa guerra al terrorismo (GB, USA, Germania, Italia su tutte). “Sono escluse forniture di armi a parti in conflitto” si diceva…Dipende dal conflitto? O semplicemente dal termine dato al conflitto. Certo, ultimamente la guerra è detta pace…

Ecco una contraddizione. Altre sono omesse dal fascicolo di voto, ma sono tuttavia reperibili su altri canali informativi della Confederazione. Nella dichiarazione di pagina 16 ci viene detto che più del 75% del materiale bellico è esportato verso Stati che condividono valori analoghi ai nostri. Non ci viene però detto che il nostro primo cliente è il Pakistan con 109 844 910 milioni di franchi spesi per accaparrarsi armi made in Switzerland. Chiedete agli abitanti del Kashmir o del Waziristan se il Pakistan è uno stato in pace! E non mi sembra nemmeno che il Pakistan condivide valori analoghi ai nostri. Tuttavia, per mantenere una certa neutralità, le armi svizzere sono in ogni modo vendute all’India, le cui tensioni col Pakistan per il controllo del Kashmir non sono di fatto terminate. Con lo stesso metodo di imparzialità si vendono armi a Israele, Libano, Giordania, Egitto, Arabia Saudita, ecc.. Essere neutrali non significa quindi non schierarsi a favore di qualcuno. Significa schierarsi con tutte le parti in conflitto, vendendo armi su tutti i fronti. E questo per salvaguardare lo 0,33% (Fonte: Seco) delle esportazioni complessive della Svizzera?

Diritti umani

Resta inoltre da capire cosa si intende “Stati dove i diritti dell’uomo sono sistematicamente e gravemente violati”. E recente la notizia secondo cui armi svizzere sono state vendute nello stato indiano del Chhattisgarh, dove da anni è in corso una misconosciuta guerra civile tra i ribelli maoisti, i Naxaliti, e miliziani paramilitari dello “Special Police Officers”, legate al politico Mehandra Karma. Diverse fonti, come l’inviato dell’Espresso Alessandro Gilioli e l’ONG Human Rights Watch, indicano la presenza di bambini soldati nei due schieramenti in conflitto.

Il SECO ha ammesso la vendita di 10 mitragliette svizzere allo stato indiano, senza affermare che esse siano venute in contatto con minorenni. Nell’intervista rilasciata il 22 novembre a Swissinfo, Simon Plüss, responsabile del settore esportazione materiale bellico della SECO, spiega come funziona la procedura per la vendita di armi svizzere all’estero. L’intervista mette in evidenza le contraddizioni tra “criteri d’autorizzazione severi” tanto palesati dal governo e i fatti.

L'articolo 5 dell'Ordinanza sul materiale bellico, dove si afferma che “le richieste per l'esportazione di materiale bellico non possono essere concesse se nel paese destinatario vengono sistematicamente e gravemente violati i diritti umani […]” è troppo impreciso e subisce le diverse interpretazioni dei differenti attori che si devono occupare del caso: Seco, dipartimento degli affari esteri, dipartimento della difesa, Consiglio federale.

Queste imprecisioni permettono la vendita di armi allo stato indiano del Chhattisgarh, dove è in corso un conflitto con bambini soldato. Tuttavia la portavoce del seco, Rita Baldegger, ci dice che il Consiglio federale “ha verificato che non ci fosse una grave e sistematica violazione dei diritti umani”. Differenti interpretazioni, ma se questi sono i famosi “criteri d’autorizzazione severi”..

La pace armata

Pagina 20 del libricino di voto: “ Per il consiglio federale, la promozione della sicurezza e della pace nel mondo, il rispetto dei diritti dell’uomo e il promovimento della prosperità sono obiettivi fondamentali della nostra politica estera”

La Confederazione, autodefinitasi promotrice della pace a livello internazionale, non può che dare l’esempio stroncando l’esportazione di materiale bellico. Le guerre continueranno con altre armi, d’accordo. Ma intanto noi ci puliamo la coscienza portando avanti una politica estera pacifista e soprattutto coerente. E inutile ed eticamente privo di senso fornire armi e poi mandare aiuti umanitari per aiutare le persone colpite da queste stesse armi. Pare invece che i nostri governanti abbiano un’altra idea di pace. Una pace armata come è evidenziato dalle parole di Doris Leuthard:

«Ce sujet est vraiment très délicat, tous les hommes et femmes de Suisse aimeraient avoir un monde avec moins de conflits et plus de paix, mais c'est utopiste. Et c'est pour cela que le Conseil fédéral et le parlement doivent dire qu'on vit dans une réalité avec beaucoup de conflits. Du matériel de guerre, ça peut nuire mais ça peut aussi aider dans le cadre de conflits pour ne pas utiliser les armes mais plutôt discuter et dialoguer pour trouver des solutions».

Come dire: con una pistola puntata alla tempia é più facile fare ragionare le persone. “Si ottiene di più con una parola gentile ed una pistola che con una parola gentile soltanto” diceva Al Capone nel film “Gli intoccabili”. La politica estera della Svizzera deve invece prefiggersi l’arduo obiettivo di ottenere di più con la sola parola. Con le pistole ci provano già gli altri.


No all’esportazione di materiale bellico!


Riferimenti bibliografici:

http://www.gsoa.ch/home/
http://www.materialebellico.ch
http://www.seco.admin.ch/aktuell/00277/01164/01980/index.html?lang=it&msg-id=25333
http://www.news-service.admin.ch/NSBSubscriber/message/attachments/14918.pdf
http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2007/02/01/maoisti-di-krishna/
http://www.swissinfo.ch/ita/prima_pagina/Armi_svizzere_nelle_mani_di_bambini_soldato.html?siteSect=105&sid=11502821&cKey=1258909658000&ty=st
http://www.swissinfo.ch/ita/news_digest/Armi_svizzere_in_mano_a_bambini_soldato.html?siteSect=104&sid=11477592&cKey=1257924511000&ty=nd
http://www.hrw.org/en/news/2008/09/04/india-all-sides-using-children-chhattisgarh-conflict
http://www.20min.ch/ro/news/suisse/story/21776583

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