venerdì 23 settembre 2011

Ricerca : quando Syngenta finanzia una cattedra al poli.


A quali condizioni un finanziamento privato rispetta ancora la credibilità scientifica?

tradotto da: Domaine Public:

Da qualche anno, il fenomeno delle sponsorizzazioni private alla ricerca e all’insegnamento superiore è in forte crescita. La maggioranza degli istituti universitari svizzeri intrattiene in effetti relazioni sempre più strette con il settore privato, soprattutto nelle scienze biologiche e tecniche.

La metà dei 110 milioni di franchi destinati alla costruzione della nuova biblioteca del politecnico di Losanna (EPFL), il Rolex Learning Center, sono stati raccolti presso le più importanti imprese del paese. Dei finanziamenti indispensabili, stanziati da Credito Svizzero, Logitech, Novartis, Losinger, Sicpa e, naturalmente, Rolex.

Se da un lato i finanziamenti privati permettono degli investimenti importanti in un settore vitale per la società e l’economia svizzera, dall’altro essi rappresentano un pericolo potenziale per l’autonomia della ricerca e per la libertà dell’insegnamento superiore. La prevenzione s’impone quindi con il moltiplicarsi degli esempi. Questi vanno dalle imprese farmaceutiche che finanziano delle cattedre a Nestlé che installa il suo centro di ricerca all’EPFL, passando per le banche che sponsorizzano l’insegnamento dell’economia o di Syngenta che finanzia un corso sugli agro ecosistemi.

Prendiamo quest’ultimo esempio. La multinazionale elvetica Syngenta, leader mondiale del commercio di prodotti fitosanitari, verserà dieci milioni di franchi in dieci anni ad una cattedra del politecnico di Zurigo (ETHZ). Il primo produttore mondiale di pesticidi sosterrà quindi un corso chiamato “agro ecosistemi sostenibili”. L’impresa basilese è conosciuta per le sue pratiche poco sostenibili. Il caso del pericoloso pesticida Paraquat non è che l’esempio più flagrante. La contraddizione tra sviluppo sostenibile e massimizzazione delle vendite di pesticidi è lampante.

La cattedra prevista s’iscrive nell’ambito della World Food System Inititive, un programma dell’ETHZ centrato sulle tematiche della sicurezza alimentare e dell’agricoltura sostenibile. Ora, Syngenta figura tra i leader mondiali del settore delle semenze. Così come altre multinazionali, Syngenta sostiene che l’industria è in grado di apportare un contributo decisivo alla risoluzione della problematica della fame. Al contrario, degli esperti come Olivier de Schutter, commissario speciale delle Nazioni Unite per il diritto all’alimentazione, denunciano l’esistenza di mercati oligopolistici e propongono delle soluzioni fondate su pratiche più ecologiche e sostenibili. Occorre quindi interrogarsi sul paradosso di realizzare ricerche sulla sicurezza alimentare grazie ai sussidi stanziati da un’impresa sospettata proprio di mettere in causa questa sicurezza.

Fino agli anni ottanta del secolo scorso, la ricerca agricola era all’appannaggio del settore pubblico. Questo paradigma è cambiato quando si è permesso di brevettare dei geni e il settore privato si è quindi lanciato a capofitto nella ricerca agricola. Syngenta detiene un gran numero di brevetti che coprono la sequenza genetica di una quarantina di specie vegetali, limitando di conseguenza la ricerca pubblica in questo settore. Lo dimostra l’esempio del controverso Golden Rice. Creato grazie alla ricerca pubblica dell’ETHZ, questo riso ha rischiato di non essere mai distribuito poiché ricorre a degli elementi coperti da una settantina di brevetti depositati da diverse multinazionali. A seguito di laboriose procedure legali, queste società hanno accettato di lasciarlo diffondere senza che l’ETHZ dovesse pagare delle royalties spropositate.

La Dichiarazione di Berna ha svolto un’inchiesta per capire se e come Syngenta influenzerà l’insegnamento del politecnico federale di Zurigo. Concretamente, questo partenariato permette ad un rappresentante di Syngenta di sedere in seno al Comitato di selezione della cattedra in questione. Certo, si tratterà di un solo membro in un gruppo di sedici persone, ma comunque vi sarà una voce deliberativa suscettibile di imporre riserve a proposito di questa o quella candidatura. Gli interessi commerciali della società saranno verosimilmente presi in considerazione quando si tratterà di orientare la ricerca e l’insegnamento.

Nell’assenza di una motivazione di pura utilità pubblica, la ricerca nel settore agricolo rischia di dimenticare certe colture vitali per le popolazioni dei paesi dove la sicurezza alimentare non è assicurata. In effetti, la ricerca si concentrerà sulle redditizie monoculture d’esportazione (mais, soia, cotone, ecc.). Certe ONG hanno recentemente criticato la posizione dominante dell’industria agrochimica nella ricerca agricola in Africa, orientata verso OGM e biotecnologie.

Questo esempio mette in evidenza i pericoli che può rappresentare lo sviluppo delle sponsorizzazioni private per l’autonomia della ricerca pubblica. Incombe al legislatore precisare le condizioni-quadro che permettano di garantire questa autonomia e, di conseguenza, la libertà dell’insegnamento.

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