giovedì 11 marzo 2010

Era solo questione di tempo!

the moratorium may be a matter of historical interest, but the burgeoning biotechnology industry that represents $5.6 billion a year and more than 1 million acres of crop worldwide is an inescapable reality. The “frankenfood” has been patiently waiting at Europe’s doorstep, but the EU seems in no rush to let it. Unfortunately for the EU, it will keep doing exactly what it was designed to do: keep growing.” (1)

Due motivi meno conosciuti che hanno influito sulla recente decisione della Commissione europea di dare via libera alla coltivazione della patata Amflora, prodotta dalla tedesca Basf, e a tre varietà di mais di Monsanto: la mancanza d’indipendenza delle autorità di controllo e la rivalità commerciale tra Europa e Stati Uniti

Spesso si é accennato al forte conflitto di interessi tra l’industria biotech e gli organi di regolamentazione pubblica. Non basterebbe questo blog per elencare i nomi di personaggi che, negli Stati Uniti, hanno fatto l’altalena tra posti alla Monsanto e alla DuPont e mandati alla Food and Drug Administration (FDA), al US Departement of Agricolture (USDA) o all’Environmental Protection Agency (EPA). La storia é piena d’esempi clamorosi, ed é inutile affermare che questi legami hanno fatto sì che la legislazione statunitense sugli OGM sia da sempre favorevole all’agroindustria (vedi il principio di sostanziale equivalenza che non obbliga ad indicare sulle etichette la presenza di prodotti geneticamente modificati, ecc.). Proprio dagli USA, proprio da questi amori proibiti é poi partita l’invasione biotech.

Se tutto ciò ci insegna qualcosa, la recente approvazione della Commissione europea porta a sospettare che anche le agenzie europee non siano immuni alle “avances” dell’agrobusiness. L’associazione lobbystica delle imprese biotech, EuropaBio, dal 1996 é attiva a livello europeo per favorire una regolamentazione più permissiva. Un’attività che oggi ha portato i propri frutti. Già nel 2005 l’associazione parlava fiduciosa del proprio operato: “EuropaBio has collaborated regularly with the Commission to ensure that this process has progressed smoothly […]”(2).
Se EuropaBio in sostanza fa quello per cui esiste - è un gruppo di pressione e si comporta come tale – quello che lascia perplesso è l’indipendenza degli organi di controllo pubblici. Nella scelta di approvare la patata Amflora e i tre mais di Monsanto, la commissione europea si é appoggiata sul giudizio dell’AESA, l’agenzia europea per la sicurezza alimentare. Già in passato la competenza e l’indipendenza di quest’agenzia é stata messa in discussione. Un recente esempio sembra mostrare la fondatezza di tali preoccupazioni. Suzy Renckesns, dal 2005 al 2008 direttrice del dipartimento OGM dell’AESA e coordinatrice del gruppo europeo di esperti scientifici sull’agricoltura genetica, è passata dall’alta parte: un mese dopo la fine del suo incarico pubblico è stata assunta da Syngenta. Per fare cosa? Per occuparsi, in tanto che Head of Biotech Regulatory Affairs for Europe, Africa and the Middle East, di influenzare il processo decisionale presso gli organi europei di controllo, quelli che un mese prima erano i suoi colleghi. Coincidenze?!
Il 21 gennaio il presidente Barroso veniva informato (nel caso non lo sapesse) di questo lampante conflitto di interesse tramite una lettera redatta da una coalizione di ONG (3), nella quale si pone l’attenzione sulla mancanza d’indipendenza di queste agenzie. Barroso e compagni sembrano non essersi sorpresi più di quel tento e la missiva non ha così dato esito alcuno.
Quello della Renckens è un esempio, ma non faccio fatica a dubitare che ve ne siano molti altri. Il fenomeno dell’altalena, che in inglese prese il nome di “Revolving Doors”, si sta quindi facendo largo anche in Europa. Per cui, una riflessione sull’effettiva indipendenza di queste scelte fondamentali non è poi così banale (o trascurabile dall’informazione).

Un altro fattore, tenuto poco in considerazione nella miriade di articoli che sono stati scritti in questi giorni, é quello della concorrenza industriale tra USA e UE. Dopo anni di arretratezza nel settore, l’Europa sta vedendo fiorire i propri giganti agrobiotech: Syngenta (che ha sede in Svizzera, ma che di svizzero a poco), Basf e Bayer. Queste due ultime imprese, veri colossi industriali europei, sono gli ultimi arrivati nel settore delle agrobiotecnologie. Dopo anni di laboratori, solo ora sono in grado di competere con le superpotenze statunitensi Monsanto, DuPont e Dow.
Non è quindi un caso se per 12 anni l’UE ha sempre vietato le richieste d’autorizzazione di Monsanto. Certo, vi era un altro approccio giuridico alla valutazione dei rischi, il principio di precauzione, ma, così come sostenevano dall’altra parte dell’Atlantico, è indubbio che la scelta Europea era anche commerciale.
Già in passato ci furono contrasti tra USA e UE nel campo del commercio agricolo (vedi il caso della mucca pazza). Gli OGM si sono inseriti in questa battaglia scientifico/commerciale, diventandone l’elemento chiave. Nel 2006 l’associazione lobbystica statunitense BIO (Biotechnology Industry Organizations) affermava che il blocco europeo ha impedito l’esportazione di 300 milioni di dollari di prodotti agricoli statunitensi. Sotto la pressione dell’industria (4) il governo statunitense (assieme a Canada e Argentina) ha dunque citato l’UE presso l’organizzazione mondiale del commercio contro la moratoria, vista come una scelta politica anziché scientifica. L’OMC ha dato ragione ai ricorrenti, facendo così pressione sull’Europa affinché togliesse la sua moratoria.
È indubbio che dietro il bando europeo non vi era solo un’impronta ecologista e precauzionale, ma vi si nascondevano anche importanti interessi industriali, in un settore chiave come quello dell’innovazione biotecnologia. Già nel 2002 in un documento della Commissione si ricorda il ruolo strategico giocato dalle biotecnologie, preoccupandosi del ritardo accumulato nei confronti degli americani (5). Cosa è successo? Con la moratoria si ha potuto frenare l’invasone di prodotti biotech statunitensi e colmare questo ritardo. Ora é arrivata la Basf, gigante industriale tedesco pronto ormai a lanciare i propri prodotti sul mercato, la Bayer anche lei incalza. Tutto cambia: la sfida é lanciata, la moratoria finita. Coincidenze?!

PS1: Ringrazio i media tradizionali, detti anche i chiuhuhaha, che mi hanno fornito tali informazioni (sìsì proprio…)
PS2: La storia recente della Basf (e della Bayer) merita un approfondimento. Cosa c’entra con l’agricoltura la multinazionale chimica tedesca? Spero di riuscire nei prossimi giorni a mostrarlo.

Note:

1)Malin R., Frankenfood Redux. Europedrags its feet on GMO^s regulation, Haward Political Review, Vol33, No.4, 2007, p.13
2) EuropaBio, Annual Report 2005: Biotechnology for a quality of life in a sustainable society”, p.17-18
3) http://www.scribd.com/doc/25706658/Lettre-de-Testbiotech-a-Manuel-Barroso
http://www.testbiotech.org/en/node/260
http://www.bastamag.net/article871.html
http://www.corporateeurope.org/system/files/files/openletter/PR+211010_Renckens_EFSA_en.pdf
http://www.sueddeutsche.de/wissen/584/500847/text/
3.1)
4) Meky E., WTO Biotech Ruling Reveals Special Interests, Say Critics, Inter Presse Service, 09.02.2006
5) Commission Européenne, Science du vivant et biotechnologie – Une stratégie pour l’Europe, Office de publications officielles de la Communauté européenne

http://www.gmo-compass.org/eng/gmo/db/

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