martedì 6 ottobre 2009

Tutti i colori delle ronde



Le prime erano verdi. Una sorta di paperinik nordisti, anonime e sfortunate figure il giorno, che, per dare un senso alla loro vuota vita, di notte indossano mascherina e mantello verde, trasformandosi nei più eroici dei supereroi. Muniti di gadget archimediani, come lo spray fluorescente o il fischietto da arbitro, eccoli sorvolare le città del Nord convinti di risolvere il problema della criminalità e di difendere la sacra nazione padana dalle barbare invasioni. Risultato: la polizia è costretta a dispensare energia per proteggere i rondisti da eventuali aggressioni.
Arrivarono poi le nere. Figure ancora più anonime e sfortunate, il giorno quanto la notte. Si fanno chiamare “guardia nazionale italiana”, costola del partito nazionalista italiano, movimento politico che nel suo programma prevede, tra l’altro, l’allontanamento dal territorio italiano di tutti gli stranieri arrivati in Italia dopo il 1977 ( http://www.partitonazionalistaitaliano.org ) . Se non ricordassero un drammatico passato le ronde nere sembrerebbero un fenomeno carnascialesco irrilevante: una guggen di
dementi che marciano in divisa (pantaloni grigi, camicia ocra e fascia nera con impressa la ruota solare al braccio, basco con aquila imperiale romana) suonando gli strumenti della follia, affiancando le ronde padane in un allegro concerto sconcertante. Fondatore del partito nazionalista italiano e promotore delle guardie nazionali, un certo Gaetano Saya, un inquietante personaggio già condannato per istigazione razziale, e di cui nel video che propongo qui ( http://www.youtube.com/watch?v=lbss6Nb2wSQ ) non solo si può ammirarne l’evidente follia (sempre temibile in
questi casi) ma anche l’odio viscerale verso ex fascisti e leghisti, accusati di distruggere l’ariana (!!!!) nazione italiana. Risultato: ronde verdi e ronde nere si eliminano a vicenda, risolvendo così l’inquietante problema della loro esistenza.
Ecco infine arrivare le ronde arcobaleno. Personaggi che non hanno bisogno di ronzare o marciare per migliorare i problemi del proprio territorio, ma che con spirito aperto, consapevole e responsabile cercano nel sottobosco cittadino e nel più silente anonimato di migliorare il mondo in cui vivono. Di loro nessuno parla, ma è di loro che l’Italia ha bisogno.

Malgrado siano comunque limitate e buffonesche, le ronde sono un fenomeno che andrebbe sociologicamente e politicamente analizzato con cautela. Senza dimenticare l’estremismo politico di molti rondisti, esse sollevano alcune riflessioni sul funzionamento della nostra società, sul ruolo dello stato e della giustizia. La sicurezza, di cui l’attuale governo si fece portavoce in campagna elettorale, viene colpita con un taglio di denaro senza precedenti, un miliardo di euro in tre anni. Nel luglio 2008 vi è stata a Roma una grande manifestazione da parte di forze dell’ordine e militari che protestarono contro questi tagli. Felice Romano, segretario del Sindacato italiano unitario lavoratori polizia (Siulp) affermò allora che in tre anni l'organico complessivo di forze dell'ordine e di difesa sarebbe stato ridotto di 40 mila persone […] ( http://www.corriere.it/politica/08_luglio_17/agenti_in_piazza_ae655a8a-53b1-11dd-a440-00144f02aabc.shtml ). A Roma ci sono 10/12 volanti che pattugliano la città con un equipaggio di due persone. Nel 1993 ce ne erano 23, e con tre persone su ogni macchina ( htt://www.presadiretta.rai.it/category/0,1067207,1067208-1086474,00.html ). Si promette sicurezza e si smantella sulle forze dell’ordine, da qui l’eroico cittadino si mette a disposizione per difendere lui stesso la comunità.
Inoltre, la copertura mediatica di episodi di violenza e criminalità (chiaro, di certi episodi, non di altri), crea quell’insicurezza necessaria al potere politico per legittimare il proprio apparato repressivo e sventolare slogan elettorali. Come per esempio, la disperata idea di inviare i militari a pattugliare le città, come indicato dal decreto legge firmato il 24 luglio 2008( http://www.ministerointerno.it/mininterno/site/it/sezioni/sala_stampa/speciali/Pacchetto_sicurezza/index.html ). Tuttavia anche i militi in divisa che pattugliano spaesati il colosseo o il duomo di Firenze non bastano a creare sicurezza (ma appunto, non bisogna creare sicurezza!). Ecco quindi prevalere nel cittadino militante (il leghista, il fascista; l’elettore di chi, malgrado sia al potere, si prefigge di combattere il potere) la volontà di farsi giustizia da sé. In altre parole: la sconfitta della legalità. La sconfitta di un potere statale che, con le sue leggi e con i suoi mezzi (polizia, esercito), si prefigge originariamente, attraverso il monopolio legittimo della violenza fisica, di mantenere ordine e sicurezza al di sopra delle parti e in maniera giusta. Perché si sa, la legge è uguale per tutti. Quando però il cittadino si rende conto che non è così, che la legge non è uguale per tutti e che la giustizia è un concetto astratto e soggettivo, ecco che egli sente intrinsecamente il bisogno di farsela da solo. Da qui le ronde, questa è l’ipotesi.

2 commenti:

  1. http://www.youtube.com/watch?v=OXz4kTNUOrk

    Ahah.. A proposito hai visto questo? Ihih mitici Aldo Giovanni e Giacomo..

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  2. Davvero...proprio queesto intendevo!!
    Grande Glu!

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