lunedì 12 ottobre 2009

Mugabe a Ginevra, qualcuno se ne é accorto?



Nel silenzio generale Robert Mugabe, faraone di Zimbabwe al quale è vietato il soggiorno su suolo europeo, statunitense e svizzero, era in questi giorni a Ginevra. Il governo dello Zimbabwe e il suo presidente sono accusati di “accertati brogli delle elezioni e di violazione dei diritti umani” (1). Non il solo Mugabe era a Ginevra: secondo il sito newzimbabwe.com ad accompagnare il presidente vi era il ministro delle comunicazioni Nelson Chamisa e il ministro degli affari esteri Simbarashe Mumbengegwi (2). Quest’ultimo fa parte dell’ ”elenco delle persone fisiche interessate dalle sanzioni finanziarie e dal divieto di entrata e transito in Svizzera” stabilità dal SECO. In quanto membro del governo Mumbengegwi è “coinvolto in attività che costituiscono una seria minaccia per la democrazia, il rispetto dei diritti umani e lo Stato di diritto”(3).
Come mai questi personaggi non sono stati fermati? Lars Knuchel, capo dell’informazione del DFAE, afferma ai microfoni della TSR che la Confederazione deve applicare gli accordi che la legano alle organizzazioni internazionali (4). Insomma, l’ONU permette la libera circolazione dei despoti, malgrado norme nazionali o sovranazionali lo impediscano.

Quello che desta perplessità è tuttavia il fatto che Mugabe e compagnia non erano a Ginevra per discutere alle Nazioni Unite di tematiche che li potrebbero riguardare, come per esempio i diritti umani, ma per partecipare alla fiera Telecom, la più grande rassegna mondiale della telefonia e delle comunicazioni. Facendo valere l’accordo che lega la Confederazione con l’Organizzazione Internazionale delle Telecomunicazioni (OIT), organizzazione onusiana promotrice dell’evento, Mugabe ha potuto partecipare, tranquillo tranquillo, ad una manifestazione su suolo svizzero, come ospite straniero di un evento organizzato dall’ONU. Mugabe era invitato alla manifestazione così come gli altri capi di stato dei paesi membri delle nazioni unite, e in tali vesti ha fatto un discorso nel quale critica le radio occidentali, accusate di invadere le frequenze del suo stato.

Hamadoun Touré, segretario generale dell’ITU, nega ai microfoni della “World Radio Switzerland" le accuse secondo cui l’invito a Mugabe lo legittimerebbe di fronte alla comunità internazionale, facendo valere il principio fondamentale della manifestazione: “We are trying to connect the world, there are 4,6 billion people connected today by mobile phone and we hope that by 2012 we connect all inhabitants of this placet. There are still 2,5 billion people to be connected including many people from the developing world, including many Zimbabweans, and it is their fundamental right to be connected and therefore we believe that we need to be very inclusive.” (5)
Passi l’idea di connettere il mondo, ma la già debole credibilità dell’ONU e delle sue agenzie non trarrà certo profitto dalla visita ginevrina di Mugabe. Come attesta la rivista thezimbabwean.co.uk Mugabe, accerchiato dal suo largo entourage (si parla di più di 100 persone), passeggiava per la fiera “letteralmente mano nella mano con il vice segretario generale dell’organizzazione, il cinese Zhao. (6)

Alla luce di quanto avvenuto recentemente (caso Gheddafi, caso Polanski) ci si può inoltre chiedere in che modo la Svizzera applichi il diritto nazionale e internazionale: in certi casi rigorosamente alla lettera (Mugabe), in altri meno (Gheddafi), in altri dipende (Polanski). Ci si può inoltre chiedere come mai l’arrivo di Mugabe a Ginevra non abbia destato alcun scalpore mediatico. Nella ricerca di informazioni sono riuscito a trovare solo qualche breve informazione su tutto il web svizzero (neanche una notizia dai siti ticinesi). E più interessante l’arresto di un regista di fama mondiale che il non arresto di un sanguinario despota? In ogni caso, legale o illegale, la presenza di Mugabe a Ginevra non migliorerà di sicuro l'incerta immagine della Svizzera nel mondo.
Seppur nel dicembre 2008 la Confederazione ha ampliato le restrizioni finanziarie e di viaggio nei confronti dell’apparato al potere in Zimbabwe abbiamo visto che, essendo Ginevra città svizzera ma sede ONU, queste norme non possono essere sempre applicate. Quindi, malgrado due conti per un ammontare di 547 000 dollari americani siano bloccati dalle autorità elvetiche, non ci resta che sperare che nella sua visita a Ginevra, città svizzera ma sede Onu, Mugabe non abbia avuto la possibilità di fare una breve visita in banca per aprire qualche nuovo sontuoso e segreto conto (7). Magari protetto dalle stesse nazioni unite.

Riferimenti bibliografici:
1) http://www.seco.admin.ch/themen/00513/00620/00622/00630/index.html?lang=it

2) http://www.newzimbabwe.com/news-1119-Mugabes+Swiss+trip+defended/news.aspx

3) http://www.admin.ch/ch/i/as/2009/1523.pdf

4) http://www.tsr.ch/tsr/index.html?siteSect=500000&channel=info#program=15;vid=11331694

5) http://www.newzimbabwe.com/news-1119-Mugabes+Swiss+trip+defended/news.aspx e http://www.worldradio.ch/wrs/news/switzerland/itu-defends-controversial-mugabe-visit.shtml?16226

6) http://www.thezimbabwean.co.uk/2009100825337/weekday-top-stories/mugabe-turns-up-in-geneva-with-qhundredsq-of-body-guards.html

7) http://www.edi.admin.ch/aktuell/00705/00724/index.html?lang=it&msg-id=24665

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