sabato 17 ottobre 2009

Giornata mondiale dell'alimentazione

Il 16 ottobre è la giornata mondiale dell’alimentazione. Riflessione sull’annuale rapporto della FAO e del Programma alimentare Mondiale.


E stato pubblicato il 14 ottobre il tradizionale rapporto annuale della FAO e del “World Food Programm” (WFP) sullo stato dell’alimentazione e dell’agricoltura, dedicato quest’anno alle ripercussioni della crisi finanziaria mondiale sull’accesso al cibo. Si annuncia (ma non è la prima volta) che le persone in stato di crisi alimentare hanno raggiunto la fatidica quota del miliardo. Come avviene normalmente per questo tipo di annunci, tanto drammatici quanto (ahimé) banali, l’appello di FAO e WFP è stato brevemente ripreso dai media. Senza chinarsi troppo sul rapporto ci si limita a citare velocemente l’indignazione di J. Diouf, direttore generale della FAO: "E' intollerabile che aumentino gli affamati. Abbiamo i mezzi economici e tecnici per debellare la fame, quello che manca è una forte volontà politica di sconfiggerla per sempre". (Reuters 14 ottobre; http://it.reuters.com/article/topNews/idITMIE59D05I20091014)

Siamo tutti d’accordo che è indecente l’aumento degli affamati e che la volontà politica di sconfiggere la fame si cela sotto le solite belle parole ma nel concreto è sempre latitante. Tuttavia, una lettura attenta di questo rapporto può fare sorgere il dubbio che anche quest’ultimo (ftp://ftp.fao.org/docrep/fao/012/i0876e/i0876e.pdf) si limiti alla facciata, tralasciando argomenti scomodi come la speculazione finanziaria sulle materie prime e il ruolo giocato dalle multinazionali agricole e dell’agricoltura genetica nella situazione cosi drammaticamente descritta dal rapporto.

Quest’ultimo è costituito da interessanti casi di studio, statistiche, tabelle e tabelline, ecc.. Nulla più. Nell’introduzione a questo rapporto lo stesso Diouf e il direttore esecutivo del WFP Sheeran ci ricordano le tre cause principali di questa situazione critica da un punto di vista alimentare:

1. Livelli elevati dei prezzi delle materie prime
2. La crisi globale che ha colpito la gran parte delle regioni del mondo simultaneamente
3. Il fatto che i paesi in via di sviluppo siano sempre più integrati nel sistema commerciale e finanziario mondiale e sono così maggiormente esposti agli shock dei mercati finanziari

Viene accennato l’aumento del prezzo delle materie prime ma non si parla delle cause di questi aumenti. Su questa tematica la FAO ha pubblicato un rapporto a parte (“The State of Agricultural Commodity Markets”) nel quale si accenna alla speculazione finanziaria sulle materie prime. L’attenzione mediatica è tuttavia riservata al rapporto annuale sullo stato dell’alimentazion e dell’agricoltura e non al citato rapporto, a mio parere più interessante. Ecco il link di quest’ultimo: ftp://ftp.fao.org/docrep/fao/012/i0854e/i0854e.pdf

Come ho già ripetuto in altri testi su questa tematica (Il cibo nell’anno della grande crisi; La maschera dell’etica), l’agricoltura e l’alimentazione sono fenomeni complessi che non possono essere giudicati superficialmente. Pertanto quello che mi preme sottolineare è il fatto che essi non sono concetti singoli ma piuttosto il risultato di una fitta rete di attori (economici, politici, sociali, ecc.) che, combattendo tra loro alla ricerca di obiettivi diversi (profitto, nutrimento, sovranità alimentare, sovranità commerciale, ecc.) ne determinano l’evoluzione. La situazione attuale, quella drammatica annunciata dal rapporto, è quindi principalmente dovuta al ruolo giocato da questi attori e dal loro perpetuo scontro. Uno scontro che, come sempre avviene in questi casi, crea vincitori e vinti.

Lascia quindi perplessi il fatto che il rapporto si concentra sui vinti, senza valutare il ruolo avuto dai vincitori nella triste situazione venutasi a creare. Nelle 61 pagine del rapporto non viene mai accennato il ruolo chiave giocato sull’agricoltura e sull’alimentazione mondiale dai principali protagonisti economici di questo settore: le corporation dell’agrobusiness e dell’agroalimentare. Inoltre, nel rapporto non si parla mai di agricoltura genetica. Quest’ultima caratterizza oramai il modo di fare e concepire l’agricoltura, tanto nei paesi ricchi quanto nei paesi in via di sviluppo. Dopo 15 anni l’agricoltura genetica sembra aver miseramente fallito il finto obiettivo con il quale viene venduta all’opinione pubblica: risolvere le problematiche alimentari di un mondo sempre più abitato ma sempre meno coltivato. Questo tipo di agricoltura, che favorisce le monoculture d’esportazioni poco utili alla sicurezza alimentare (soia, mais, colza e cotone) e che garantisce giganteschi guadagni alle poche grandi aziende che le producono, sembra non aver nessuna relazione con la drammatica situazione esposta nel rapporto. Un rapporto in cui si accenna alla diminuzione degli investimenti agricoli da parte del settore pubblico, ma a proposito non si parla delle norme legislative (nazionali e internazionali) che, a partire dagli anni 80, hanno allontanato il settore pubblico dalla ricerca agricola. I gruppi privati, favoriti dalla protezione intellettuale e dall’avvento dell’agricoltura genetica hanno in effetti saputo creare un vero e proprio monopolio sul vivente e sull’agricoltura. Anche in questo caso, nessun accenno e nessuna critica. Si sottolinea l’importanza dell’accesso a queste nuove tecnologie da parte dei contadini poveri ma non si approfondisce le conseguenze che queste tecnologie hanno su questi contadini poveri (dipendenza dalle multinazionali, monoculture, avvelenamenti, fuga dalle campagne, ecc.).

Lascia quindi perplesso il modo in cui si vuole affrontare la tematica: si parla di situazione drammatica ma non si analizza criticamente la complessità del sistema agricolo mondiale, limitandosi a sottolineare che le precarie infrastrutture nei paesi poveri rendono quest’ultimi perdenti nella competizione internazionale. In una pubblicazione in cui si parla in continuazione del rapporto tra crisi finanziaria mondiale e crisi alimentare non si accenna minimamente alla contraddizione tra un mondo che sempre più soffre la fame e le corporation dell’alimentazione dell’agricoltura che, in barba a questa crisi finanziaria e a questa fame, continuano a presentare rapporti annuali stupefacenti. Non si parla di vinti e di vincitori.

Non è strano che in una pubblicazione in cui si vuole analizzare la problematica della malnutrizione e delle difficoltà di accesso al cibo di un sesto degli abitanti del nostro pianeta non si parla dei principali attori del sistema agricolo mondiale? Non è strano che in questa pubblicazione, dedicata allo stato dell’alimentazione e dell’agricoltura mondiale, non si parli di un modo di fare agricoltura (OGM) che ogni anno guadagna letteralmente sempre più terreno e che permette ai pochi (i vincitori) stratosferici guadagni senza tuttavia migliorare (ora è evidente) la situazione dei molti (i vinti)?

Per concludere, ecco forse una spiegazione a tutte queste negligenze. Nell’introduzione al rapporto, spunta un piccolo passaggio che mi lascia perplesso: “Collaboration with the United States Departement of Agricolture on certain parts of the report has also been instrumental and is highly valued; we thank them for their efforts and willingness to share their expertise”. Ricordo semplicemente che l’agenzia statunitense per l’agricoltura (USDA), invasa da uomini della potente lobby della agrobusiness, é stata uno dei principali fautori mondiali dell’agricoltura genetica. Difficile quindi considerare la FAO e il WFP degli enti neutrali e il rapporto una pubblicazione indipendente se essa si basa della collaborazione con l’USDA.

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