domenica 10 aprile 2011

I numeri del consenso!

Ultimi giorni di campagna elettorale a Gibuti per le presidenziali dell’8 aprile. (Simon Maina, Afp http://www.internazionale.it/35955/)


Plebisciti, consensi unanimi e acclamazioni: vi sono luoghi sulla nostra Terra dove non vi è astio. Oasi felici dove tutti si ritrovano e si identificano in un leader politico.

Dimenticate litigi, bisticci e battibecchi, nazioni divise a metà, parlamenti che per un voto. Scordate la concordanza, sei partiti al governo: ma che, siamo pazzi?

Oggi oltre che in Ticino si vota anche in Gibuti, piccolo stato multietnico stretto tra Eritrea, Etiopia e Somalia. Quel che è certo a Gibuti è che il presidente Ismail Omar Guelleh, unico candidato in lizza, non potrà fare meglio delle elezioni del 2005. Già, perché allora fu eletto con il… 100% dei consensi.

Recentemente il presidente kazako Noursoultan Nazarbaïev è stato rieletto con il 95.5% di voti. Un record per Nazarbaiev: nel 1995 fu eletto con un modesto 91.1 %.

Oltre a Gibuti e al Kazakistan vi sono altre oasi di consenso sul pianeta:

Siria: nel 2007 Bachar el-Assad è rieletto con il 97.62%.

Guinea equatoriale: Teodoro Obiang Nguena Mbasongo eletto nel 1989 con il 99,9%, nel 2009 si è dovuto accontentare del 96,7%.

Ruanda: Paul Kagame ha vinto le elezioni del 2010 con il 93%.

Burundi: Pierre Nkurunzica rieletto nel 2010 con il 91,62%.

Algeria: Abdelaziz Boutteflika, rieletto nel 2009 con il 90% dei voti.

Turkmenistan: Gurbanguly Berdimhamedow nel 2007 è eletto con l’89%. Il suo predecessore , eletto nel 1995 col 99,9%, se la cavò decisamente meglio.

Azerbaigian: Ilham Aliev è eletto nel 2008 con l’88,7% dei consensi.

Uzbekistan: Islam Karimov: nel 2007 è eletto con l’87%. Fece meglio nel 2000 quando raccolse il 91% dei consensi.

Anche gli appena spodestati Ben Ali (89%) e Moubarak (88,6%) non avrebbero sfigurato nella graduatoria.

Come spiega Gilles Carbonnier, professore all’HIED di Ginevra, gli autocrati hanno bisogno di una certa legittimazione. Dopo gli anni della guerra fredda, l’aiuto allo sviluppo è sottoposto a delle condizioni strutturali, come il buon governo. Delle istituzioni come la Banca Mondiale esigono che delle elezioni abbiano luogo prima di versare dei prestiti. Per esempio, nell’estate 2010 la Banca Mondiale ha firmato col governo gibutino due accordi per finanziare dei progetti di aiuti allo sviluppo nel paese africano. In totale 9 milioni di dollari che si aggiungono ai 20 milioni che il paese dovrebbe ricevere dal FMI a condizione di attuare varie riforme politiche ed economiche.

Quindi, se ho ben capito, basta indire delle elezioni per beneficiare di aiuti (di denaro) .Se poi queste elezioni vengono vinte con risultati superiori al 90% non conta. A nessuno verrà il sospetto che qualcosa non quadra, l’importante è legittimare. Se si costatano violenze, brogli, raggiri e maneggi poco importa, la tavola (oops, la favola!) della democrazia è stata imbandita. D'altronde lo aveva già intuito Pascal quando disse: “non essendosi potuto fare in modo che quel che è giusto fosse forte, si è fatto in modo che quel che è forte fosse giusto.

Fonti:

http://www.corriere.it/esteri/11_gennaio_22/tortora-dittatori-piu-votati_016b1b92-262e-11e0-8bad-00144f02aabc.shtml

http://archives.lematin.ch/LM/LMS/actu/article-2011-04-764/scores-actuC3actuA9lectoraux-de-ractuC3actuAAve

http://www.ice.it/paesi/pdf/gibuti.pdf

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