sabato 12 giugno 2010

Ma perché guardo la TV?


Un paesaggio che modella il mio stato d’animo. Montagne, laghi, mari e torbiere fanno da cornice ai miei sentimenti libertari. Miglia e miglia di solitudine: solo pecore e lande marroni. Qua e là spicca il rosa fosforescente con cui viene marchiato qualche capo ovino. Sembra che qualcuno abbia voluto punire Sid Vicious reincarnandolo in una pecora, costretto a brucare l’immenso spazio libero della Scozia.

Una settimana fa camminavo libero per le strade del nord. Libero finalmente di non pensare, di non scegliere e giudicare. Libero di non scrivere per liberarmi. Finalmente disinteressato. Una settimana (ma in fondo, due mesi) senza giornali, tv e internet. Sette giorni senza politica, guerre, cronaca nera e gossip. Io col mio bioritmo e basta: fantastico. La libertà di non essere informato. Il che equivale alla necessità di non essere disinformato. Una leggera brezza di benessere soffiava sul mio corpo.

Poi torno a casa e non resisto. Stupidamente accendo la TV, proprio quando va in onda il TG1 delle venti. Che coincidenza sfrotunata! L’editoriale del suo direttore (http://www.youtube.com/watch?v=C-VcZXVJEiI) punisce la mia voglia di libertà. Subito mi accorgo del mio errore, ma é troppo tardi. Perché ho schiacciato quel telecomando? Di colpo sono ritornato alla realtà. Uno schiaffo mi sveglia dal sogno e in pochi secondi la leggera brezza di benessere si trasforma in un’afa asfissiante. Un caldo torrido e insopportabile. Una sensazione violenta. Mi manca l’aria. Provo a rimediare andandomene ad ascoltare il temporale. Ma ormai e troppo tardi. Se Sid Vicius brulica tinto di rosa le erbe del nord, mi chiedo allora in quale mosca si dovrà trasformare e sullo stronzo di quale animale dovrà sorvolare la reincarnazione di questo pseudigiornalista.



Nei miei due mesi scozzesi ogni pomeriggio il mio compagno di banco e di attività era un libico, Khaled da Tripoli. Il paese del diavolo per noi svizzeri. Da due anni Libia e Svizzera si esecrano e hanno dato vita alla più buffonesca e goffa delle crisi di stato: minaccie, ricatti, bugie, promesse, dichiarazioni di guerra (santa e non). Un’allegoria della stupidità della politica, della follia del potere e dell’arte del ricamo giornalistico. Per due mesi dimenticai tutto ciò. Kahled fece lo stesso. Per due mesi fummo compagni di banco e amici. Tolleranti e curiosi di fronte alle nostre evidenti diversità. Non un solo accenno all’antipatia tra i nostri rispettivi paesi che mi ha martellato le palle per più di un anno.

Tornato a casa, dopo l’errore del Tg1 decido di guardarmi il TG svizzero. Ahimé, altro errore. In seguito alla liberazione del cittadino elvetico Max Göldi da parte di Tripoli, mi propongono la retrospettiva degli ultimi due anni della crisi svizzero-libica. Bla bla, bla bla bla, bla! Ma che me ne può fregare? Altro risveglio. Mi ero scordato completamente questa faccenda. Stavo così bene senza che qualcuno mi ricordasse tutte queste stronzate, non è vero Kahled?

Mi infilo le scarpe e corro nel bosco. In due mesi quasi tutto é cambiato. La vegetazione é cresciuta parecchio, tutto é verde. Una certa frescura mi protegge dall’afa. Una biscia, qualche ape, l’odore del sambuco e il bacchettare del picchio riappacificano i miei sensi. Sto bene. Una leggera brezza di benessere soffia di nuovo sul mio corpo...

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