venerdì 29 luglio 2011

La Svizzera e la FAO!



L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (
FAO), la più grande agenzia ONU in termini di budget (più di un miliardo di dollari) e d’effettivi (3600 impiegati), è spessa molto criticata, soprattutto per la sua incapacità di risolvere la piaga della fame.
Nell’attuale contesto, la gestione delle problematiche alimentari e agricole non é certo facile. Nel suo campo d’azione, la FAO deve tenere in conto degli enormi aspetti sociali, ambientali, economici e geopolitici dell’agricoltura.

Le relazioni tra la Svizzera e la FAO hanno conosciuto degli alti e bassi. Come altri Stati, durante il Summit mondiale sulla sicurezza alimentare svoltosi a Roma nel 2009, la Svizzera aveva criticato l’operato della FAO, minacciando persino di trasferire verso la Banca mondiale una parte delle contribuzioni finanziarie versate all’organizzazione (7 milioni all’anno).

La principale critica concerne la mancanza di efficienza di un’organizzazione che, secondo la Svizzera, necessita di una riforma importante nel suo sistema di governance. L’incontro avvenuto nel novembre 2009 tra Doris Leuthard e il direttore generale dell’organizzazione, il senegalese Jacques Diouf, era stato definito come “duro” da Hans Joerg Lehmann, rappresentante svizzero alla FAO.

Da allora, le relazioni tra Svizzera e FAO sembrano essere migliorate. A fine giugno, la Conferenza della FAO ha eletto il suo nuovo direttore generale, il brasiliano José Graziano da Silva. Esprimendo la speranza di continuare con le riforme dell’istituzione, la Svizzera si è felicitata per questa nominazione. In effetti, la Confederazione considera cruciale continuare con le riforme della governance mondiale in materia d’agricoltura e sicurezza alimentare.

Un’agricoltura sostenibile

La Confederazione considera prioritario il rinforzamento delle norme di sostenibilità e la messa in opera “di misure a livello globale destinate a sostenere un’agricoltura sostenibile fondata su una gestione efficiente delle risorse”. Il nostro paese collabora a questa politica attraverso dei programmi come quello lanciato nel 2008 dalla Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC). Il Programma globale Sicurezza alimentare (PGSA), una sezione della DSC, rappresenta la Svizzera presso le istituzioni e i programmi multilaterali nell’ambito dell’agricoltura e della ricerca agraria, con l’obiettivo di assicurare la sicurezza alimentare sul lungo termine. Il PGSA collabora con il settore privato, le istituzioni di ricerca e gli attori della società civile. L’obiettivo è lo sviluppo continuo di un’agricoltura multifunzionale e sostenibile basata sull’impresa familiare.

Iniziative multilaterali

In materia agricola, la Svizzera è molto attiva a livello multilaterale. La Confederazione figura tra i 30 Stati che, il 24 giugno scorso, hanno firmato la carta dell’Alleanza mondiale della ricerca sui gas ad effetto serra in agricoltura, creata nel 2009 a margine della Conferenza sul clima di Copenaghen. Si può anche menzionare l’iniziativa lanciata dalla FAO e sostenuta finanziariamente dalla Svizzera, destinata a mobilizzare il settore dell’alimentazione e dell’agricoltura in favore dell’economia verde (GEA) in previsione della Conferenza dell’ONU sullo sviluppo sostenibile che avrà luogo l’anno prossimo a Rio de Janeiro (RIO + 20). L’iniziativa intende diminuire l’impatto ecologico della produzione agricola e alimentare, responsabile del 14% delle emissioni di gas a effetto serra. Si intende inoltre valutare gli scenari alternativi di sviluppo e le opzioni politiche per rispondere alle sfide della sicurezza alimentare e dello sviluppo sostenibile.

Un quadro normativo non vincolante

Questo genere di iniziative è certo interessante. Ma, concepite in un quadro normativo internazionale non vincolante, esse non garantiscono dei risultati all’altezza delle intenzioni proclamate. È in questo genere di norme non obbligatorie che si iscrivono per esempio la Convenzione sulla biodiversità biologica e il Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche. Al contrario, il quadro normativo dell’OMC prevede delle sanzioni economiche contro quegli Stati che non ne rispettano le norme. Ma l’OMC non si preoccupa del diritto all’alimentazione, diritto che la Svizzera invoca quando si parla di sicurezza alimentare. Ecco perché la nuova direzione della FAO dovrebbe fare in modo che l’organizzazione giochi un ruolo più decisivo nelle decisioni di politica economica e commerciale che hanno un impatto sul sistema alimentare mondiale. La Svizzera potrebbe impegnarsi in modo che il quadro dell’ONU diventi il cuore della governance mondiale, come già preconizzato da Doris Leuthard nell’ultima Assemblea generale.

Il potere dell’industria agroalimentare

La governance della sicurezza alimentare si scontra anche col potere di un’industria agroalimentare, sempre più concentrata e che controlla la produzione, il commercio e la distribuzione dei prodotti agricoli. Come evidenziato da un eccellente documento pubblicato dalla Dichiarazione di Berna, due società svizzere, Syngenta e Nestlé, sono tra gli attori più importanti dell’oligopolio mondiale dell’agroalimentare.

Da una parte quindi la volontà della Svizzera di sviluppare un’agricoltura sostenibile basata sulle imprese famigliari, dall’altra un sistema agroalimentare mondiale controllato da un ristretto numero di attori economici. Come sottolinea il commissario delle Nazioni Unite per il diritto all’alimentazione, il "disequilibrio di potere" tra le grandi multinazionali e i contadini fa in modo che questi ultimi si trovino in posizione di debolezza quando devono negoziare i prezzi di vendita dei raccolti o d’acquisto dei prodotti.

Delle misure che contengano la concentrazione eccessiva nel settore alimentare e l’abuso di certi attori che beneficiano di una posizione dominante, oltre che la limitazione dell’influenza politica delle multinazionali agroalimentari costituiscono quindi una dimensione essenziale della governance mondiale della sicurezza alimentare.

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