giovedì 28 ottobre 2010

Se mangio ferro ci sarà un motivo: parte 1!

Da oggi, e per le prossime due settimane, l'OrA DelL'EReSiA ospiterà un racconto. Verrà narrato un episodio della vita di Agapito, "cercatore di funghi ticinese con lontane origini bergamasche, essendo suo nonno paterno emigrato dalla valle Brembana nel secolo scorso".
Per ragioni di spazio l’episodio verrà frammentato in sei parti che saranno pubblicate a partire da oggi, con un intervallo di due/tre giorni tra una parte e l’altra.
L'ignoto autore mi prega di comunicare che si tratta di un racconto di fantasia; possibili riferimenti a personaggi o eventi sono frutto dell’impetuoso caso. L’eventuale lettore vorrà inoltre perdonare le divagazioni e le valutazioni soggettive dell’io narrante, unico responsabile degli eventi narrati.



Se mangio ferro ci sarà un motivo!


1

Luna crescente di metà settembre, Agapito l’ha scelto bene il suo giorno di libero. Nei giorni precedenti era scesa una pioggerella costante che aveva reso umido il sottobosco, mentre oggi la giornata appare splendida, limpida ma non ventosa. Il giovedì inoltre è un giorno perfetto, lontano quanto basta dal fine settimana, dove una folla di maneschi è solita invadere i boschi del Malcantone. Le domeniche di fine estate non si contano i veicoli posteggiati a ridosso di quella barriera che il patriziato ha fatto installare qualche anno fa, quando la situazione cominciò a degenerare. La consueta invasione pacifica di auto, molte delle quali provenienti da oltreconfine. Agapito non li sopporta questi frontalieri del fine settimana: “Tutt talián, chi stia à ca’ lòr. Ga i a miga i fünc da l’altra part de la ràmina?” è solito sbuffare ogni volta che incrocia auto italiane nelle vicinanze dei boschi.

Come molti suoi compaesani Agapito è stato colpito dalla fobia dello straniero. È quasi in pensione e potrebbe godersi al meglio la vita, ma la paranoia dello straniero lo attanaglia e lo rende acido come un cedro. Il forestiero è il suo incubo: ruba il lavoro, commette reati, abusa e stupra. Almeno, così l’ha letto sul giornale e l’ha sentito sbraitare alla tv. A lui piace la gente che parla chiaro, senza troppi fronzoli: “Qualche volta un dito medio bisogna pur alzarlo. O no?”

L’origine di questa patologia risale ad una decina di anni fa. Un episodio personale, una zuffa con un portoghese, gliel’aveva fatto capire: “stranieri di merda”. Una vicenda banale, questioni di parcheggio, nulla più, anche se le malelingue alludono a una faccenda di donne, essendo la lite avvenuto nelle vicinanze del noto locale notturno “il PappaGorgia”. Non è nostro compito andare oltre nelle indagini, resta il fatto che l’episodio si era trascinato davanti al giudice di pace che aveva multato Agapito per gli insulti pesantemente proferiti al portoghese. Da allora Agapito vive male la presenza di stranieri sul nostro territorio. Ne ha fatto una fobia, per certi versi grottesca. Per questo aveva accolto con favore tutti quei personaggi – politici, ciarlatani e trainamuli - che negli ultimi anni erano usciti allo scoperto per “difendere” il territorio ticinese da quelle che lui nominava le “invasioni barbariche”.

“Chii da föra i tròva lavór, e i nòss i timbra. Cazzo! Non bisogna fare come l’impero romano, bisogna bloccarli prima i barbari”, si era udito all’Osteria dell’Alligatore, il bar di paese dove Agapito beve l’aperitivo, “… e non ditemi che gli svizzeri non vogliono fare più certi mestieri…”. Tra gli habitué dell’Alligatore la frase sull’impero romano e le invasioni barbariche era diventata leggendaria. Agapito non é certo un maestro di storia.

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