Una recente inchiesta del settimanale “l’espresso” conferma: gli OGM sono dappertutto.
L’inchiesta de “l’espresso” mette in risalto due punti:
- la presenza di OGM nei mangimi animali e di conseguenza nei prodotti derivati
- il problema dell’etichettatura
La principale presenza di organismi geneticamente modificati la troviamo nei mangimi degli animali. Mucche, maiali e polli si nutrono di farine composte da soia o mais geneticamente modificati, provenienti soprattutto da Stati Uniti, Brasile e Argentina. Un quarto del fabbisogno di soia per gli allevamenti italiani, ossia 4 milioni di tonnellate è OGM. Stesso quantitativo (con un percento minore) per il mais, la cui percentuale non OGM calerà del 70% nei prossimi 3 anni.
Altri numeri: il 10% dell’alimentazione suina, il 30% per quella bovina sono biotech. Si calcola che per l’allevatore il risparmio è del 20/30 %. Questo risparmio si rivela quindi decisivo nella concorrenza agricola globale. Se si vuole reggere si è obbligati a risparmiare, e l’OGM è un’ottima soluzione. L’Assozoo, associazione che riunisce i maggiori produttori italiani di mangimi afferma: “produrre i mangimi convenzionali è costosissimo. Ecco perché l’OGM è diventato indispensabile […]”. Fare a meno della soia biotech, passata dal 9% della soia totale nel 1996 all’81% nel 2003 è praticamente impossibile. L’agricoltura genetica è un processo irreversibile, seppur silente. Che lo si voglia o no, é un fenomeno che continuerà ad aumentare.
La filiera alimentare è già contaminata. Gli OGM sono come la polvere d'amianto che si infila silenzisamente ovunque, in questo caso nei prodotti che costituiscono la nostra alimentazione. Seppur indirettamente, prodotti come il latte, il formaggio, il prosciutto, concepiti con animali nutriti con questo tipo di farine, non possono più considerarsi “OGM free”. Ciò vale anche per prodotti con l’appellativo DOP, come il Grana Padano o il prosciutto San Daniele. E questo non è scritto da nessuna parte. Il divieto in Italia resta solo quello di semina. Ma se gli animali si nutrono di farine geneticamente modificate, sono liberi di farlo. E nessuno informa: “ancora proibiti nei campi, ma già legali sulla tavola degli italiani”.
Le principali contaminazioni sono presenti nei prodotti derivati dalla soia: biscotti, bevande, dolci, integratori, farine, ecc. La legge impone di segnalare una presenza di OGM superiore allo 0,9 %, ma ciò non permette di evitare spiacevoli sorprese. Le “zone grigie degli OGM nascosti” sono in aumento. L’ultimo esempio è il gelato super resistente artico, realizzato con un gene prelevato (“rubato”) ad un pesce artico resistente alle temperature glaciali. Si può mettere al frigo a temperature molto fredde e lui rimane cremoso. Magico! Viene prodotto con la proteina ISP, derivante da un lievito geneticamente modificato. Dall’estate scorsa circola liberamente nei 27 paesi UE ma l’etichetta OGM non è obbligatoria: “l’elemento transgenico usato per la produzione viene rimosso dal prodotto finale”. Ma chi mangia non lo sa.
Nell’anno dedicato alla biodiversità (che implica anche diversità di sapori e saperi) non si può che essere preoccupati (e impotenti) di fronte a questo irreversibile e inquetante fenomeno.
fonte:
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/gli-ogm-sono-tra-noi/2120663//1
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