Incontri tra amici in idilliaci paesaggi alpini: già sentito parlare della riunione di Rive Reine?
Ferdinand Hodler: Lago Lemano visto da Chexbre, 1905
Tutto quello a cui è legato l’immaginario pubblico della politica - le campagne elettorali, i convegni, le sedute parlamentari, i dibattiti in tivù - sembra indirizzato a legittimare i partiti politici e i loro alfieri come unici rappresentanti di quel potere che, grazie a delle elezioni dette democratiche, si autodefinisce legittimo. Un potere alla luce del sole, di cui sappiamo tutto – vita, morte e miracoli; amanti comprese – ma del quale è lecito chiedersi se davvero comanda e prende autonomamente le decisioni che contano. Non è forse al buio, tra attori non eletti democraticamente – lobby, finanzieri, massoni - che vengono prese le decisioni strategiche per le nostre società?
I cittadini sembrano coscienti della loro mancanza di controllo sull’autorità pubblica. La disaffezione alle urne ne è l’esempio più lampante. Luciano Canfora in un libro in cui indaga sui travestimenti del potere scrive: “la crescente convinzione, tra i cittadini, dell’irrilevanza dell’esito elettorale potrebbe […] discendere dalla convinzione che il personale eletto, quale che sia, non introdurrebbe cambiamenti; potrebbe cioè avere come presupposto – più o meno consapevole – che il potere sia altrove, al riparo dalle increspature quotidiane e rumorose della “politica”[1]. La politica appunto fa rumore, le decisioni importanti, spesse volte, vengono prese nell’ombra in qualche palazzo ottocentesco, nei salotti buoni degli incontri informali. La politica è il teatro, ma è dietro le quinte che si decide ciò che deve andare (o meno) in scena. Potere visibile e potere invisibile.
Il World Economic Forum è un esempio perfetto di questa regia che, al di fuori di qualsiasi controllo democratico, stabilisce un’agenda operativa. L’elite economica e politica internazionale si ritrova ai piedi dell’idilliaca montagna incantata del comune grigionese, per discutere in maniera informale delle linee guida della nostra società. Spesso ci viene detto da parte dei media che Davos è un incontro innocuo, “un’uscita in montagna tra amici dirigenti”[2]. In realtà a Davos si agisce, tra cognac e grissini si lanciano progetti concreti, dei quali molte volte non siamo informati[3]. L’orientamento strategico - di politica, economia, finanza, lavoro, agricoltura, ecc. - è architettato proprio in queste riunioni informali. Le élites economiche e politiche possono discutere tranquillamente, lanciare progetti, fare degli splendidi discorsi che mai verranno mantenuti. Ciò che rimane di concreto sono le linee guida di fondo e gli scambi di favore.
L’incontro di Davos offre spunti d’interesse anche da un punto di vista sociologico. Davos delimita il gruppo, l’élite. Questa élite ha bisogno di incontrarsi per decidere, per instaurare relazioni di amicizia, per coltivare il voyeurismo mediatico che l’incorona in quanto élite. Questo incontro privilegiato tra la sfera economica e quella politica, nasconde una forte valenza simbolica. Un incontro che evidenzia l’importanza, per il mondo politico, di rafforzare le sue relazioni con il mondo economico in modo tale da coordinarne lo sviluppo. A spiegarlo è Ellen Hertz, antropologa e decana della facoltà di lettere e scienze umane dell’Università di Neuchatel : “Davos symbolise l’importance qu’a l’économie pour le politique”[4].
Se Davos rappresenta il dietro le quinte del potere mondiale vi è una Davos più piccola, solo svizzera. Si trova sulle rive del Lemano, à la Tour-de-Peilz, vicino a Vevey. Un luogo all’apparenza insignificante, se non fosse che la Nestlé vi possiede un palazzo (a Rive Rein) dove ha sede il suo centro di formazione. In questo palazzo si tiene, da 35 anni a questa parte, un’importante riunione tra i più alti dirigenti dell’economia e della politica svizzera. Un incontro informale e segreto: l’identità dei dirigenti d’impresa, dei capi di partito e dei consiglieri federali invitati, così come le tematiche delle loro discussioni non sono conosciute al pubblico. Se Davos è altamente mediatizzata, questo incontro tra l’élite politica ed economica svizzera non è accennato da quasi nessun media. Quest’anno due ONG, Greenpeace e la Dichiarazione di Berna, hanno proiettato sul muro del palazzo la scritta: “Public Eye is watching you!»[5], inscenando così la prima manifestazione di protesta.
Grazie a quest’azione il Tages Anzeiger ne ha parlato, sottolineando come in 35 anni di incontri a River Rein, per la prima volta era presente la stampa.
L’incontro è organizzato dalla fondazione Avenir Suisse e dalla NZZ. Quest’ultima però non ne ha mai informato i suoi lettori (strano da parte di un giornale!). Avenir Suisse è una fondazione nata nel 1999 sotto l’impulso delle 14 più importanti multinazionali svizzere[6]. Un’ampia rete di altri donatori [7] si affianca a queste importanti aziende. Un think thank di modello anglosassone che si preoccupa dello sviluppo economico, sociale e politico della Svizzera. Avenir Suisse si propone come difensore dell’economia di mercato, sostenendo una visione neoliberale del mondo e della società: “pour le think-tank, les forces du marché doivent en règle générale bénéficier de la plus grande marge de manœuvre possible. Dans cette optique, l'Etat n'intervient pas en première instance dans la résolution des problèmes existants [8]». Uno Stato, quindi, che non deve intervenire (non é vero UBS?) nell’arena economica, ma che però viene gentilmente invitato al ricevimento, oltretutto dal suo ex rappresentante Kaspar Villiger, organizzatore dell’evento. Lo stato è ospite all’annuale lezione di economia. I registi che dettano il copione agli attori politici. Questi più che attori sembrano però marionette.
Come ci dice il Tages Anzeiger, non si sa niente, se non che questo incontro ha luogo, che vi sono i quaranta boss delle più potenti società svizzere più i politici più importanti: solo capi di partito o frazione, il presidente del parlamento, della banca nazionale, della Finma,ecc [9]. Oltre a loro sono presenti due preti, Padre Thomas Wipf e l’abate Martin Werlen. Se siano venuti a santificare le feste o a propagare l’etica protestante del capitalismo non è dato a sapere.
Si parla di questioni strategiche importanti, si discutono le linee guida di politica commerciale, crisi finanziaria, Europa, agricoltura, lavoro, ricerca, socialità, ecc. Ci si accorda sul come la Svizzera può apportare il suo contributo alle sue imprese più grandi, su come le tasse sui premi e i bonus dovranno essere evitate, sugli sgravi fiscali per i super ricchi, sui tagli al sociale, ecc. [10].
Di fronte agli straordinari paesaggi dipinti da Ferdinand Hodler l’élite industrialfinanziaria e politica si ritrova, staccata dal mondo e ignorata dai media. I padroni della nostra economia spiegano (si tratta pur sempre di un centro di formazione) ai nostri “rappresentanti” politici il ruolo che la Svizzera deve avere nel contesto della globalizzazione. Questo incontro serve quindi a chiarire ai politici le aspettative delle élite economiche. Così ecco che i vari Brabek, Vasella, Humer, Kielholz, Gut e compagni spiegano i loro desideri ai vari Mertz, Leuthard, Pelli, Derbelley, Baader, Fehr ecc.. E chi ancora non lo so[11]. Come abbiamo visto è importante incontrarsi, stabilire delle relazioni, dettare un’agenda operativa che sfugge al controllo democratico e per questo è più efficace. Per ciò tutto avviene nell’ombra, segretamente [12].
Coloro che detengono il potere, quello vero, quello economico/finanziario, non sono sottomessi al teatrino della politica, alle elezioni, alle campagne elettorali. Essi agiscono nell’ombra per pilotare al meglio le loro marionette, i politici. Marionette che in futuro, fatta bene la gavetta, potranno aspirare anch’essi a dei posti più importanti. A proposito gli esempi sono molteplici. Kaspar Villiger siede nel consiglio d’amministrazione della NZZ e di Nestlé , organizzatori dell’evento, nonché di SwissRe. Nel 2009 Villiger è diventato presidente di UBS[13]. Flavio Cotti è (o è stato) presidente dell' International Advisory Board di Crédit Suisse[14] e membro del Consiglio d’amministrazione di Georg Fischer AG[15] nonché consigliere di Cablecom[16]. Ruth Metzler era fino a qualche tempo fa dirigente di Novartis[17]. Ora è corteggiata da Swisscom e membra del consiglio d’amministrazione di SIX GROUP, una struttura sorta dalla convergenza di tre attori borsistici: SWX (Swiss Exchange), Swiss Financial Services Group (SIS) et Telekurs Holding[18]. Joseph Deiss é membro di EMMI[19] e nel consiglio d’amministrazione di RG Innovation un’impresa di high-tech [20]. Dall’élite politica a quella economica i passo è breve. Prima attori, ora registi: ricompensa per avere ben servito (il paese)?
Ecco quindi che, in tutta discrezione, l’élite dirigente svizzera si ritrova per discutere di questioni strategiche importanti che riguardano tutti noi (cittadini elettori e non). Ufficialmente nessuno sa di cosa si parla. E già bello se qualcuno sa che questi incontri avvengano. In una società mediatizzata come la nostra è mai possibile che non giungano perlomeno un paio di telecamere e qualche giornalista all’entrata del palazzo di Rive Reine a porre qualche domanda?
Invece di questo incontro non ne ho mai sentito parlare. Su Internet si trovano non più di cinque fonti di informazione [21]. L’incontro ha luogo da 35 anni e il Tages Anzeiger ci dice come un solo articolo dettagliato è stato scritto sul tema”[22]. E mai possibile? Nessuno si interessa, si informa, chiede. Nessuno fa domande scomode, controlla, insiste. I media, marionette anche loro?
L’élite politica ha bisogno della legittimazione dell’élite economia, la quale a sua volta necessita dei politici per avere il giusto spazio d’azione. “Oggi dovunque i privati sono più forti del potere politico”, diceva un liberale come Benjamin Constant[23]. Abbiamo visto come il potere, quello vero, non dipende dalle elezioni alle quali gentilmente siamo invitati a partecipare, non viene stabilito nelle campagne elettorali o nei programmi di legislatura. Un sistema politico alla luce del sole, mediatizzato dai nostri corrispondenti parlamentari, sembra giustificare il teatrino delle ombre. Dove é la trasparenza necessaria? Se non si sa niente di una riunione importante come questa figuriamoci cosa sappiamo degli incontri più piccoli, degli aperitivi di coppia, degli arachiri di palazzo. Questioni importanti come quelle che verosimilmente sono state discusse a Rive Reine meriterebbero un dibattito pubblico, oltre che parlamentare. Come affermano DB e Greenpeace l’incontro di Rive Reine é una negazione, non solo dei cittadini, ma anche del parlamento [24]. E io aggiungo: anche dei media.
Concludo ritornando ad una citazione di Luciano Canfora: “qualcosa non ha funzionato. Il suffragio universale, alla fine conquistato […] ha più delle volte deluso chi lo aveva propugnato, ha mancato i previsti effetti. Le urne sono divenute lo strumento di legittimazione di equilibri, di ceti, di personale politico quasi immutabile, non importa quanto diviso al proprio interno. E se questo potere fosse altrove?” [25]. In Svizzera, seppur per una notte, abbiamo visto dove. Cosa andiamo a votare a fare!
Note:
[1] Luciano Canfora: „La natura del potere“, Anticorpi Laterza, 2009
[2] Valde
[3] Vedi per esempio l’iniziativa sull’agricoltura: “A new vison for Agriculutre”.
[4]http://info.rsr.ch/fr/news
/Le_WEF_de_Davos_permet_de_delimiter_une_elite.html?siteSect=2010&sid=10190389&cKey=1233398686000
[5] http://www.publiceye.ch/fr/vote/
[6] ABB, Credit Suisse Group, Groupement des Banquiers Privés Genevois, Jacobs Holding, Kuoni Holding, McKinsey Switzerland, Nestlé, Novartis, Roche, Sulzer, Swiss Re,UBS Zurich Financial Services
[7] http://www.avenir-suisse.ch/fr/ueber-uns/foerderkreis.html
Tra l’altro, così per curiosità: la cara Marina Masoni è membra del consiglio del fondatori.
[8] http://www.avenir-suisse.ch/fr/ueber-uns/leitbild.html
[9] http://www.tagesanzeiger.ch/schweiz/standard/RiveReine-Die-geheimste-Konferenz-der-Schweiz/story/11541353
[10] Per esempio, ci dice il Tages Anzeiger : In Rive-Reine wurde – laut Parma – das grösste Steuererleichterungspaket der Geschichte unter dem heutigen Economiesuisse-Chef Gerold Bührer aufgegleist: ein Milliardengeschenk für Vermögende, Hausbesitzer und Grosskonzerne. (Allerdings: Zu enthusiastisch geplant fiel es 2004 an der Urne durch.)
[11] Questi nomi sono frutto delle fonti sopracitate, non sono né confermate ne smentite dai diretti interessati. Ma non basta! Chissà se c’era Marcel Ospel quest’anno? E il nuovo direttore della Posta? E quando Blocher era Consigliere Nazionale, cosa rappresentava? Il suo essere uomo politico o il suo essere imprenditore miliardario? Pare che Blocher, quest’anno non è stato invitato. Al suo posto la figlia Magdalena Martullo. Dubbi, dubbi e dubbi, voglio una lista esatta di chi c’era!
[12] Questo concetto é bien spiegato nel sito di Avenir Suisse : « la Fondation ne veut pas pour autant jouer un rôle actif dans les procédures de consultations politiques ou des campagnes de vote, contrairement à des associations telle que «economiesuisse». Elle consacre bien plutôt ses énergies à la sensibilisation des différents milieux aux problèmes qu’elle juge opportuns d’aborder et à leur inclusion rapide dans l'ordre du jour des processus décisionnels ». http://www.avenir-suisse.ch/fr/ueber-uns/leitbild.html
Non un ruolo attivo, alla luce del sole, ma nell’ombra, quatti quatti ma più forti, lontani dai rumori della politica ufficiale. Interessante notare anche come nel rapporti annuali della fondazioni, una cantilena che esalta le attivitàproposte dalla medesima non si accenni a questo che dovrebbe essere l’incontro più importante.
http://www.avenir-suisse.ch/fr/ueber-uns/leitbild/rightColumnParagraphs/03/document/A0900622_Inhalt_JB08_F.pdf
[13] http://it.wikipedia.org/wiki/Kaspar_Villiger
[14] https://www.credit-suisse.com/investors/doc/csg_ar99_p4_en.pdf
[15] http://www.georgfischer.com/2/11/124/128/493.asp
[16] http://pressetext.ch/news/001024055/cablecom-schafft-advisory-board-mit-flavio-cotti/
[17] http://www.novartis.ch/investors/contact.shtml
[18] http://www.six-group.com/media_releases/online/media20070912_en.pdf
[19] http://group.emmi.ch/de/ueber-emmi/governance/verwaltungsrat/
[20] http://www.rg-group.ch/images/stories/press/impartial22062007.pdf
[21] i siti di Greenpeace e la Dichiarazione di Berna; un articolo per il giornale del movimento per il socialismo: (http://www.labreche.ch/lb/2007/LB06_07Pouvoir.html); l’articolo della Tages Anzeiger; artico 20minutes: http://www.20min.ch/finance/news/story/27819770
[22] Scritto da Viktor Parma, corrispondente parlamentare. Viktor Parma, Machtgier, Nagel & Kimche, 2007, p.167
[23] Luciano Canfora: „La natura del potere“, Anticorpi Laterza, 2009
[24] http://www.greenpeace.ch/fr/medias/communiques-de-presse/atome/atome-pressemitteilung-single-view/archive/2010/january/article/le-public-eye-devoile-les-rencontres-secretes-de-lelite-suisse-1/
[25] Luciano Canfora: „La natura del potere“, Anticorpi Laterza, 2009
Pienamente d'accordo. La gente viene solo illusa dalle votazioni che sono il più delle volte un teatrino politico: si recita la messa della "democrazia", ma le decisioni, quelle vere, sono prese altrove! Che decide il tutto, è sempre più l'apparato tecnologico-economico-produttivo sempre più interconnesso, globalizzato e pure blindato politicamente.
RispondiElimina(v. U. Galimberti: "I miti del nostro tempo")
Non vedo nemmeno come se ne potrà uscire. Il sistema è ormai ferreamente blindato. Al popolo resterà semmai solo la disobbedienza. Però anche questa, se non verrà organizzata, sarà del tutto inefficace e limitata solo a qualche sparuto gruppo di "protestatari".
Pur d'accordo, non vedo soluzioni all'orizzonte; purtroppo!
Marco Brenni, Lugano