Dal mese di giugno dello scorso anno si constata un aumento vertiginoso dell’indice dei prezzi dei principali prodotti alimentari: per esempio, il prezzo del mais è aumentato del 74% e quello del grano del 69%. Questo indice ha quasi raggiunto il livello record del 2008. A proposito la Banca Mondiale (BM) ha appena pubblicato un rapporto dove spiega le cause di questi aumenti che toccano in particolar modo i paesi poveri ma che hanno conseguenze dirette anche da noi: dall’inizio dell’anno in Svizzera sono in effetti aumentati i prezzi di prodotti come la pasta, il riso, il pane, il cacao e il caffè.
Biocarburanti
A parte vari fattori meteorologici che hanno colpito molti paesi esportatori di cereali (Argentina, Australia, Russia, Kazakistan), il rapporto della BM attribuisce alla “domanda crescente di prodotti agricoli destinati alla produzione di biocarburanti” una delle cause principali dell’aumento dei prezzi.
L’esempio del mais è evidente: la crescente domanda per usi industriali di questo prodotto ne ha fortemente aumentato il prezzo. Per la BM all’origine di tutto vi è l’aumento del prezzo del petrolio che accresce la domanda di biocarburanti. A riguardo si propongono delle misure per “moderare gli obiettivi di produzione di biocarburanti nei periodi in cui i prezzi dei prodotti alimentari superano una determinata soglia”.
Tuttavia, sia la produzione di agrocarburanti che la strategia adottata da paesi come gli Stati Uniti non sono messe in discussione. In aprile il dipartimento americano dell’agricoltura (USDA) ha indicato che la quantità di mais statunitense destinata alla fabbricazione di biocarburante passerà dal 31% del periodo 2008-2009 al 40% per il periodo 2010-2011. Con una produzione di 40 miliardi di litri di etanolo, dal 2005 gli USA sono i leader mondiali nella produzione di questo tipo di carburante. Il 98% di questo etanolo è prodotto con il mais.
In Svizzera lo scorso mese di febbraio é stata consegnata alla cancelleria federale una petizione firmata da 61 000 cittadini che chiedono criteri più severi per ciò che concerne la produzione e l’importazione d’agrocarburanti. A livello parlamentare la commissione ambientale del consiglio nazionale ha da parte sua proposto un rafforzamento della legge sull’importazione di questo tipo di prodotti.
Le rivolte arabe
L’aumento dei prezzi tocca principalmente i paesi arabi dove l’inflazione si situa attorno al 10%. Secondo la BM una delle cause principali dell’aumento constatato in questa prima parte dell’anno sono le rivolte che hanno fatto aumentare i prezzi del petrolio e, di conseguenza, la domanda di biocarburanti. D’accordo, il prezzo del petrolio sarà anche accresciuto a causa delle rivolte, ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso delle proteste non é proprio l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari, soprattutto del pane?
In altre parole, é nato prima l’uovo o la gallina?
Le speculazioni finanziarie
Il rapporto non tocca la problematica della speculazione finanziaria sulle materie prime. Le speculazioni sono un soggetto che coinvolge direttamente il nostro paese, soprattutto l’arco lemanico, regione numero uno in Europa in questo tipo di commercio. Tra Losanna e Ginevra hanno sede più di 400 società attive nel trading di materie prime e che, approfittando dello statuto di società ausiliarie, beneficiano d’importanti agevolazioni fiscali. Questo settore è una fonte importante di impieghi per la regione e genera qualcosa come 700 miliardi di franchi l’anno, tuttavia la grande speculazione dei mercati a termine dei prodotti agricoli contribuisce a spingere i prezzi verso l’alto.
A riguardo l’Istituto per una politica agricola e il commercio (IATP) ha da poco pubblicato una raccolta che riunisce i testi più importanti relativi a queste speculazioni e al loro impatto sui prezzi. L’IATP fa parte della Commodity Market Oversight Coalition (CMOC), una coalizione di ONG, associazioni di consumatori, agricoltori e operatori finanziari che si batte contro l’eccessiva speculazione cercando di rendere più trasparente e regolamentato il settore. Il documento spiega il funzionamento di questo mondo complesso legato al commercio di materie prime: derivati, commodities, futures, swaps, etc. Dal rapporto si può capire in che modo queste speculazioni hanno influenzato la tendenza al rialzo. A riguardo sono quindi richieste delle regolamentazioni, come lo chiede la Fao e Olivier de Schutter. Quest’ultimo ha appena prolungato il mandato di delegato speciale dell’ONU per il diritto all’alimentazione ed è proprio uno degli autori presenti in questa raccolta.
La problematica della regolamentazione delle materie prime agricola non è nuova e ha origine proprio in terra lemanica. Nel diciottesimo secolo il banchiere ginevrino Jacques Necker fu chiamato da Luigi XVI col compito di riequilibrare le finanze del regno francese. Necker divenne un personaggio importante e scrisse un’opera intitolata Essai sur la législation et le commerce des grains. In questo testo il banchiere spiega come i beni primari non devo essere abbandonati al libero mercato poiché altrimenti diventerebbero vulnerabili ai fenomeni speculativi, fatto questo che avrebbe spinto nella fame parte della popolazione.
Era il 1775…
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