La Commissione dell’ambiente, del territorio e dell’energia del consiglio nazionale propone un'iniziativa per stabilire dei criteri vincolanti al commercio di agrocarburanti
Nel contesto di crisi alimentare, sottolineato dal recente appello della FAO e del WFP, l’emergente fenomeno degli agrocarburanti gioca un ruolo molto importante, tanto che la stessa FAO dedica loro il rapporto annuale 2008. Quest’ultimo sottolinea il fatto che, se da un lato gli agrocarburanti contribuiscono solo modestamente alla diminuzione dell’uso di combustibili fossili, dall’altro essi hanno un maggior impatto sull’agricoltura e sulla sicurezza alimentare (diminuzione di terre e di risorse per le culture alimentari e aumento dei prezzi delle materie prime agricole).
Anche la Banca Mondiale si è dedicata al fenomeno, dimostrando che la moda dei biocarburanti, sovvenzionati da importanti sussidi in Europa in America del Nord e in Brasile, é la principale causa dell’aumento dei prezzi delle materie prime: “Increades biofuel production has increased the demand for food crops and been the major cause of the increase in food prices.” (Mitchell, 2007)
Se, come dimostra una ricerca della stessa BM, l’11% del mais mondiale, il 25% di quello statunitense e il 70% dei nuovi campi di mais è usato per produrre bioetanolo, questo entra in concorrenza con le colture destinate all’alimentazione umana e causa un aumento generale dei prezzi delle materie prime agricole.
Appare logico che se sempre più terreni agricoli sono coltivati per far muovere automobili, sempre meno serviranno a nutrire gli uomini. Da qui si impone una riflessione generale su questo nuovo metodo di procurarsi energia (“che di bio ha solo il nome”), tanto a livello nazionale che a livello internazionale. Da un punto di vista politico ciò può apparire tuttavia complicato: la problematica degli agrocarburanti ci riporta al ruolo strategico e al potere dei giganti dell’agro chimica, principali produttori di semi di maïs, e ai giganti dell’agro-alimentare, nuovi specialisti e maniaccia di quello che è considerato il nuovo oro verde. Non ci è nuovo l’importante peso strategico giocato da queste industrie, capaci di influenzare a loro piacimento importanti decisioni politiche. Nel luglio 2008 il quotidiano inglese “The Guardian” afferma che un gruppo di esperti della BM ha stabilito un rapporto confidenziale dove si sostiene che gli agrocarburanti sono la causa principale dell’aumento del 75% dei prezzi delle materie prime agricole. Tuttavia questo rapporto non viene mai pubblicato, per non contraddire i recenti appelli dei governi europei e americani, i quali dichiarano allora che questo tipo di energia contribuisce meno del 3% all’aumento dei prezzi del cibo e che essa concorre inoltre alla diminuzione di emissioni di gas a effetto serra. Come sottolinea Robert Bailey, “policy adviser” dell’associazione Oxfam International: “Political leaders seem intent on supressing and ignoring the strong evidence that biofuels are a major factor in recent food price rises […] It is imperative that we have the full picture. While politicians concentrate on keeping industry lobbies happy, people in poor countries cannot afford enough to eat”.
Per queste ragioni è quindi da accogliere favorevolmente la recente decisione presa dalla Commissione dell’ambiente, del territorio e dell’energia del consiglio nazionale (CEATE). Con 22 voti contro uno (e 2 astenuti) la CEATE ha deciso il 20 ottobre scorso di approvare e di elaborare una iniziativa di commissione relativa agli agrocarburanti. Attraverso questa iniziativa la Commissione mira a elaborare dei criteri che regolino in maniera più chiara la commercializzazione in Svizzera di questi prodotti: “chiunque produca o venda degli agrocarburanti dovrà assicurarne la tracciabilità. I tipi di coltura destinati alla fabbricazione di agrocarburanti e la trasformazione di agrocarburanti non dovrà concorrere con la produzione alimentare e non dovrà causare né deforestazioni né spostamenti di popolazione”. Inoltre l’iniziativa prevede di rimpiazzare le condizioni di esonero fiscale di cui godono i produttori di agrocarburanti. Tuttavia la produzione di agrocarburanti derivati dai rifiuti o dal biogas continuerà ad essere autorizzata senza restrizione. Si attende ora la decisione dell’analoga commissione del Consiglio degli Stati e poi quella del Parlamento.
Lo sappiamo, la problematica degli agrocarburanti non sarà risolta in Svizzera. La scelta della commissione ci appare comunque coraggiosa in un paese, patria della più grande impresa agrochimica del mondo, e dove il potere politico della lobby dell’agrobusiness resta forte.
Riferimenti bibliografici:
Mitchell D. :”A note on rising Food Prices”, Policy Research Workin Paper 4682 : http://image.guardian.co.uk/sys-files/Environment/documents/2008/07/10/Biofuels.PDF).
http://www.guardian.co.uk/environment/2008/jul/03/biofuels.renewableenergy
http://www.swissaid.ch
The State of Food and Agricolture 2008. Biofuels: prospects, risk and opportunities: ftp://ftp.fao.org/docrep/fao/011/i0100e/i0100e.pdf).
http://www.parlament.ch/f/mm/2009/pages/mm-urek-n-2009-10-20.aspx
Ma questo vuol dire che se mi metto a coltivare canapa per fare biocarburante poi non pago più le Tasse?? =)
RispondiEliminaBell'Articolo Frengo.. Bravo..